Per esemplificare, pensiamo ad una situazione dove il militare entri in colluttazione con il suocero in una data circostanza.
Fatti che, essendo perimetrati ad uno scontro familiare non dovrebbero destare alcun clamore pubblico e, come tali, non dovrebbero arrecare un pregiudizio diretto all'Immagine del Corpo di appartenenza.
In effetti, secondo il Collegio giudicante di Cagliari (sentenza n. 267/18) così è.
Il caso
Il ricorso amministrativo del militare nel caso commentato viene esperito contro il decreto della D.G.P.M. (Direzione Generale del Personale Militare) con il quale viene comminata ai danni del ricorrente la perdita del grado per rimozione.
Ad un certo punto gli viene notificato l'avvio del procedimento disciplinare di stato in esito al procedimento penale e all'esame del giudicato penale, per fatti non attinenti alle proprie funzioni.
L'occasione della querela contro il militare viene, come sopra si è accennato, data da una lite con il suocero e per una presunta aggressione.
La soluzione del Tar
La sentenza del Tar Cagliari è favorevole al militare ricorrente.
Vediamo perché.
Il provvedimento impugnato dall'interessato viene annullato dal Tar in quanto i fatti ascritti al militare non hanno una portata dirompente al punto da poter essere considerati particolarmente gravi.
Si parla, in effetti, di un episodio modesto, tra l'altro complicato da ricostruire per quanto riguarda l'aspetto della dinamica della presunta colluttazione.
Ma poi, a tutto vantaggio del dipendente, milita l'argomento che l'amministrazione di appartenenza al verificarsi dell'episodio sconveniente decide di non adottare alcun provvedimento di sospensione cautelare dal servizio.
Ultimo, ma non ultimo, l'aspetto che trattasi di fatti lontani dal servizio e privi di danno all'immagine dell'Istituzione di appartenenza.
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