Le prove degli abusi subiti non vanno ricercate nel diario personale. In esso, infatti, si possono trovare solitamente 'maliziosita'' che si riferiscono comunque a 'stereotipie e a moduli espressivi dell'eta' adolescenziale'. Lo sottolinea la Corte di Cassazione, occupandosi del caso di Antonio G., un 43enne veneto condannato per il reato di violenza sessuale continuata ed aggravata nei confronti della figlia della convivente. L'uomo, gia' condannato dalla Corte d'appello di Venezia, con sentenza
dell'ottobre 2001, si e' opposto in Cassazione sostenendo, per attenuare la sua posizione, che le accuse lanciate dalla ragazza erano frutto 'della vendetta attuata nei suoi confronti per il rigore educativo impostole'. A conferma della sua difesa, l'uomo ha sostenuto che la ragazza, nel suo diario personale, non aveva mai fatto riferimento agli abusi a lui contestati. La Terza sezione penale ha respinto la tesi di Antonio G. e, condividendo la tesi dei giudici di merito, ha sottolineato come 'la corte lagunare evidenzia che logicamente nel diario non possono essere inseriti episodi cosi' sordidi'. Le 'maliziosita' del diario personale', osserva ancora la Suprema Corte, riguardano 'stereotipie e moduli espressivi' propri 'dell'eta' adolescienziale'.

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