Giro di vite della Cassazione contro il sistema di marketing piramidale. A mettere fuori legge una forma particolare di "Multilevel marketing" è la terza sezione penale della Corte di Cassazione (sentenza numero 37049/2012) secondo cui commette reato il titolare di un sito Internet che svolge un'attività commerciale basata sulla corresponsione di somme di denaro per il puro e semplice reclutamento di altri utenti piuttosto che per la vendita di beni o servizi. Il marketing piramidale infatti si basa sullo scambio di denaro principalmente per l'arruolamento di nuove persone.

La Corte ricorda che in base a quanto dispone l'articolo 5 della Legge 17 agosto 2005 n. 173

sono illegali le "vendite piramidali". In altri termini non è ammessa "la promozione e la realizzazione di attività e di strutture di vendita nelle quali l'incentivo economico primario dei componenti la struttura si fonda sul mero reclutamento di nuovi soggetti piuttosto che sulla loro capacità di vendere o promuovere la vendita di beni o servizi determinati direttamente o attraverso altri componenti la struttura". La Corte fa anche notare che non fa venir meno la responsabilità penale il fatto che l'adesione al sistema da parte degli iscritti è volontaria dato che, spiega la corte, "la norma incriminatrice non richiede l'involontarietà dell'adesione quale presupposto per la sussistenza del reato". In buona sostanza se un'azienda paga commissioni per reclutare nuovi distributori ai distributori stessi si pone in essere una vera e propria "Catena di sant'Antonio".

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