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Legge Mancino: cosa prevede

Cos'è la legge Mancino, perché è stata emanata, quali condotte punisce e perché si pone in contrasto con la libertà di manifestazione del pensiero


Cos'è la legge Mancino

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La legge Mancino n. 205/1993, che prende il nome dall'allora Ministro dell'Interno proponente Nicola Mancino, è un atto normativo importantissimo, che punisce le condotte che incitano all'odio, alla discriminazione e alla violenza per motivi religiosi, etnici, razziali e nazionali.

Finalità della legge

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Il testo, composto da 9 articoli, è stato emanato alla luce della "straordinaria necessita' ed urgenza di apportare integrazioni e modifiche alla normativa vigente in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa, allo scopo di apprestare più efficaci strumenti di prevenzione e repressione dei fenomeni di intolleranza e di violenza di matrice xenofoba o antisemita."

Fondamenti normativi

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La legge attua la XII Disposizione transitoria e finale che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista e quanto sancito dalla Convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale del 1966.

Le condotte punite dalla legge Mancino

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La legge Mancino punisce:

Identità di genere e orientamento sessuale

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La legge è stata oggetto di critiche perché al tempo della sua emanazione non ha tenuto conto della necessità di estendere l'applicazione anche alle condotte che risultano offensive e discriminatorie nei confronti delle donne, degli omosessuali e dei transessuali.

Il Ddl Zan, che aveva fatto un tentativo in tal senso, non è mai arrivato in Senato.

Contrasto con la libertà di pensiero

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Il ddl Zan, così come i tentativi di abrogazione della legge Mancino, trovano la loro giustificazione giuridica nell'art. 21 della Costituzione che sancisce la libertà di manifestazione del pensiero, dimenticando tuttavia, che lo stesso articolo prevede il limite del buon costume, concetto che evolve nel tempo in base al sentire dell'uomo medio e in cui sono riuniti diversi principi etici e morali, che non devono risultare offensivi del pudore e della pubblica decenza, nel momento in cui si manifesta il proprio pensiero.

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Data: 17/01/2022 06:00:00
Autore: Annamaria Villafrate