Ennesima modifica all'interno del (si spera) definitivo decreto sulla spending review riguardante la voce Sanità. Dopo varie polemiche da parte di più categorie (soprattutto quelle legate ai Farmaci, ndr) ecco forse il Governo è riuscito a buttare giù un qualcosa di definitivo, che permetta comunque di tagliare una buona fetta di spesa pubblica (siamo oltre il 33% delle spese totali), con buona pace di alcuni ma non di tutti.

Si era già detto del cambiamento di rotta dei nostri tecnici riguardo agli aumenti di sconti (sembra un paradosso!) sui farmaci destinati alla Sanità pubblica; tagli che avrebbero colpito le tasche di Farmacisti e Aziende farmaceutiche. Entrambi sul piede di guerra sono riusciti a far cancellare questa voce dalla SR, ma non hanno fatto i conti con l'oste. Il determinatissimo Bondi ha infatti dribblato alcuni (Farmindustria, per citarne uno) e avvantaggiato altri ( Assogenerici, per dirne un altro), proponendo una nuova via per riuscire a contenere i costi della Sanità. Ecco allora l'introduzione dell'obbligo per i medici di base di prescrivere farmaci generici, cioè indicare il principia attivo in generale, così che il paziente abbia libera scelta nell'acquisto, potendo così risparmiare un paio di euro. Idem per lo Stato che risparmierà sui medicinali in esenzione o sui rimborsi, insomma in qualche modo l'articolo 15 del decreto ce la farà a sgrassare un po' di spese dai farmaci.

Naturalmente ci aspettano altre serrate e contestazioni, gli unici che al momento paiono aver apprezzato la scelta montiana sono i produttori di generici, che nel mese di giugno hanno tenuto un convegno in cui il presidente Giorgio Foresti ha denunciato il calo nella vendita di generici, totalmente controcorrente rispetto ad altri paesi comunitari; da noi si parla di un 15% del mercato totale dei farmaci mentre in Gran Betagna si raggiunge quota 83%. A non essere contenti ci sono ovviamente i produttori di medicinali "blasonati" non generici, il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha parlato di "colpo di mano, le aziende on reggeranno e qualcuno se ne assumerà le responsabilità". La scelta governativa è per l'associazione, supportata da Confindustria nella protesta, una follia a scapito di un settore che dà lavoro a 65.000 persone e che investe miliardi di euro nella ricerca. Dall'altra parte anche il settore dei generici stipendia 10.000 persone.

Molto "turbati" anche i medici di famiglia, la cui associazione Fimmg ha dichiarato che manterrà la linea della "non sostituibilità", cioè terrà viva la legge sulle liberalizzazioni in cui era lasciato libero arbitrio al medico e la possibilità di scegliere di prescrivere esclusivamente il non generico, apponendo la scritta "non sostituibile". Intanto tranquillizziamo un po' anche i nostri cari medici, pare infatti che la prescrizione del non generico sia obbligatoria solo a pazienti cronici alla prima visita, a quelli non cronici; mentre anziani o cronici in cura da anni con un farmaco specifico saranno esentati dai generici. E comunque il medico potrà continuare a prescrivere ciò che più gli garba, purché sia motivato.

E scommettiamo che le motivazioni valide non mancheranno!
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Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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