A cura di Raffaele Mancuso Dottorando di ricerca Venezia - Un Grande Maestro del diritto del lavoro, Modica, nel Suo, Il contratto di lavoro nella scienza del diritto civile e nella legislazione, Palermo 1897, affermava valori di vera libertà attualissimi. Si trattava di un grande Maestro Giuslavorista e forse in quanto tale maturò tale sensibilità. Uomini, Giuristi di uno statura morale e giuridica che hanno saputo scrivere con caratteri indelebili i loro nomi nella storia del diritto, che hanno scritto pagine indimenticabili. Chi puó dimenticare le appassionanti pagine di Ascarelli che affermava "quando ci si misura con i principi fondamentali del diritto... nessun contributo innovativo é veramente possibile, fin quando non si acquista piena consapevolezza della loro relativitá storica".
Indelebili rimangono le parole di un altro grande maestro Ugo Natoli che nel 1955  in un suo scritto , attualissimo , parlava di " singolare messa fuori legge di alcuni principi costituzionali relegati nel limbo delle c.d. norme programmatiche".

Dove sono più questi grandi maestri, che avevano amore per la loro disciplina ? Qualche caso permane , per fortuna del nostro mondo accademico.

Oggi, alcuni ricercatori/ricercatrici del nostro tempo, nel nostro paese, sembrano o quanto meno si sentono dei baroni dell'Università, come se solo a loro fosse stato concesso lo scettro della conoscenza, pronti subito a criticare  ma  mai a indirizzare, spiegare veramente allo studente la strada del miglioramento.

Gestiscono le loro funzioni quasi come se le regole dovessero essere applicate solo per gli altri, si preoccupano:

 troppo spesso di far avere un dottorato con borsa  per i figli, le pupille, i pupilli,  di farli pubblicare grazie ai loro contatti e per finire attivano i meccanismi giusti affinché, attraverso un bando per ricercatore a t.d. inizialmente, i loro pupilli/e possano entrare a pieno titolo nel mondo accademico. Questa la realtà di oggi, quante volte vediamo trasmissioni televisive come striscia la notizia dove intere famiglie lavorano nella stessa Università dei genitori, tanti professori ma pochi veri, autorevoli Maestri.

Di quell'autorevolezza che solo a studiare suoi loro scritti, lascia la sensazione piacevole di avere imparato più che nozioni ma di aver appreso valori, la docenza non è solo insegnare qualche nozione, credo, ma trasmettere passione.

Molti sanno insegnare, ma sanno fare  solo quello.

La speranza che i tempi cambiando riportino nelle Università almeno prevalentemente, personalità di alto valore morale prima che giuridico.

Maestri, come Il Prof.  Feliciano Benvenuti di Venezia, professore universitario, rettore ed esponente del mondo bancario, industriale e politico.

Nato il 26 gennaio 1916 da famiglia veneziana ha frequentato la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova dove si è laureato  con il prof.Enrico Guicciardi elaborando una tesi su "La successione tra Enti autarchici territoriali".

Le opere del Maestro rimango ancora, attuali ed innovative per metodologia, curiosità intellettuale, tematiche, sensibilità.

Si ricordano in particolare quelle su "La riforma sanitaria e società civile: libertà del cittadino epartecipazione" (1977); L'istruzione nel processo amministrativo, Padova, 1953; L'amministrazione come prassi e come scienza [scritto nel 1961] pubblicato in Amministrare - Rivista quadrimestrale dell'ISAP-Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica, "Il controllo mediante richiesta di riesame", 1954; "La giustizia amministrativa come funzione dello Stato democratico" Venezia, 1978 ;"L'autonomia regionale, momento essenziale dell'ordinamento repubblicano".

Raffaele Mancuso - Dottorando di ricerca Università di Venezia

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