"Per effetto dell'aumento dei tassi di interesse, nei primi 9 mesi di quest'anno il sistema delle imprese italiane ha speso 2,6 mld di euro in più." L 'allarme viene dal segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi: "Dall'inizio dell'anno ad oggi i principali tassi di interesse sono cresciuti in maniera significativa. Su uno stock odierno di oltre 924 mld di euro di prestiti erogati dalle banche alle imprese, questa repentina impennata dei tassi ha fatto salire le spese in capo alle aziende di ben 2,6 mld di euro. E' chiaro che se la situazione di instabilità continuerà anche nei prossimi mesi, i costi saliranno ulteriormente, con il pericolo di mettere in grave difficoltà la tenuta finanziaria
di moltissime imprese". A seguito del duplice aumento del tasso ufficiale di sconto e dell' incremento dello spread tra i titoli italiani e i corrispettivi bund tedeschi, il tasso di interesse medio applicato alle imprese è balzato al 4,5% circa, dal 3,5% di inizio anno. In alcuni particolari casi, il costo del denaro applicato ad alcune aziende è schizzato oltre il 10%. Le imprese lombarde sono le più penalizzate, con un aumento complessivo delle spese pari a 724,7 milioni di euro, da inizio anno, che si traduce in un valore medio per azienda di 874,3 euro. A livello territoriale seguono il Lazio, con 286, 8 mln di euro, e l'Emilia Romagna, con 286 mln di euro. "Questa situazione sta facendo emergere il pericolo di una nuova stretta creditizia, con una grossa novità rispetto al recente passato. Se all'inizio della crisi - conclude Bortolussi - molte piccole aziende rifiutate dai grandi istituti di credito si rifugiavano presso le Banche di Credito Cooperativo o i Confidi, adesso anche queste realtà non sono più in grado, perché a corto di liquidità, di fungere da sportello-rifugio".
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