Quando si parla di abitualità criminosa si fa riferimento a una forma specifica della pericolosità sociale (ex art. 203 c.p.) ed è la condizione del soggetto che pone in essere unattività criminale persistente e dalla quale è presumibile una certa attitudine a commettere dei reati.

Si rilevano due fattispecie di abitualità criminosa: labitualità presunta e labitualità definita dal giudice. Il primo caso (art. 102 c.p.) si ha laddove il reo sia stato condannato per tre delitti non colposi a una pena non superiore a cinque anni complessivi ovvero quando abbia riportato una condanna per un delitto non colposo della medesima indole di un altro già commesso nei dieci anni precedenti.

Labitualità definita dal giudice invece (art. 103 c.p.) ricorre laddove il reo sia destinatario di una condanna per un delitto non colposo avendone in passato già commesso altri due ovvero quando il giudice ritiene sussistente lattitudine a commettere reati in base alle circostanze di tempo, luogo e gravità del delitto per il quale si procede.Per le contravvenzioni, opera solo labitualità ritenuta dal giudice.