Un vademecum indirizzato a magistrati e avvocati per un contenzioso "sostenibile", ispirato al manifesto della comunicazione non ostile dell'Associazione Parole O_Stili

Comunicazione commisurata al contesto

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La guerra prima ancora che con le armi si gioca con le parole. Dagli Osservatori sulla giustizia civile arrivano le linee guida (in allegato) per un linguaggio non ostile dentro e fuori il processo. Un vademecum indirizzato a magistrati e avvocati per un contenzioso "sostenibile", ispirato al manifesto della comunicazione non ostile dell'Associazione Parole O Stili. Virtuale è reale. In rete vanno le espressioni come se si fosse in presenza. La comunicazione commisurata al contesto e ai destinatari, nel rispetto delle regole deontologiche.

Comunicazione pertinente

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Inoltre, secondo il vademecum, la comunicazione è pertinente, chiara, sintetica e non retorica. E sono proprio le parole a dare forma al pensiero poiché ogni parola influisce sull'andamento e sul risultato del dialogo per questo è necessario scegliere con cura le parole per esprimere in modo trasparente ed efficace il pensiero evitando tecnicismi nutrici inutili.

La condivisione come responsabilità

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Ancora il documento, indirizzato a giudici e avvocati, ribadisce che «le parole hanno conseguenze: bisogna essere consapevoli che ogni parola detta o scritta avrà delle conseguenze, potrebbe creare sofferenza, generare false aspettative, esasperare il conflitto».

Il confronto deve dunque essere per tutti un momento di crescita che va cercato «anche con figure professionale diverso dalla mia. Come giudice contribuisco alla accessibilità della giurisprudenza del mio ufficio e condivido provvedimenti e documenti con i colleghi. Come avvocato offrimi aiuto i colleghi più giovani e dedico tempo alla loro formazione. In quello che dico e scrivo o non utilizzo toni ironici, svalutanti o moralistici. Come giudice sorveglio ogni possibile pregiudizio inconscio, come avvocato contesto le tesi altrui senza deridere o aggredire - infine - non utilizzo parole offensive, toni sarcastici, argomentazioni che screditano le parti, i loro difensori, la controparte o il giudice. Come il giudice richiamo le parti o i difensori al rispetto della controparte».

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Foto: 123rf.com
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