Per evitare una falsa ripartenza serve un protocollo unitario per il settore civile e stress test per verificare la tenuta delle misure anti-covid adottate

La giustizia è ripartita?

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«Siamo Avvocati, indispensabili per la giustizia. Orgogliosi del nostro lavoro, uniti per la nostra dignità. Mai più vittime degli eventi!» Sotto l'egida di queste parole il Comitato indipendente "Giustizia sospesa", chiama a raccolta tutta l'avvocatura e lancia la manifestazione di mercoledì, 8 luglio, alle 9 a piazza Cavour a Roma. La giustizia è ripartita, è vero, ma in che modo, in che termini? Molte udienze sono state rinviate, anche di un anno. E tutto questo, si legge in un nota del Comitato «impedisce a noi avvocati di garantire tutela ai nostri assistiti e di svolgere la nostra attività lavorativa.

Tale situazione ha portato ad un'evidente difficoltà economica dei professionisti del settore che, oltre a non aver potuto svolgere le loro attività nel periodo di lockdown, oggi si trovano ancora a lavorare a ritmi ridotti che comportano una forte flessione delle entrate, anche perché sprovvisti di qualsivoglia tutela da un punto di vista economico, a differenza di altri soggetti titolari di partita IVA».

"Giustizia sospesa", il protocollo unitario per il settore civile

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Non solo protesta in piazza ma anche proposte. È un agire programmato quello del Comitato per evitare la «paralisi delle attività giudiziarie che si rischia se non viene approntato un protocollo nazionale uniforme che garantisca lo svolgimento delle udienze anche nel caso di una eventuale nuova fase emergenziale, e di uno stress test che ne verifichi la tenuta». Il Comitato ha inviato ai rappresentanti «una lettera con una proposta di protocollo unitario relativo al settore civile che permetterebbe, pur mantenendo in atto tutte le regole imposte dall'emergenza sanitaria, di non sospendere disastrosamente la nostra attività ed essere pronti ad ogni evenienza, e continuare a lavorare con serenità».

"Giustizia sospesa", la necessità di uno stress test

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Oltre alle norme già esistenti per la riapertura dei tribunali ossia distanziamento sociale, l'accesso alle cancellerie solo su prenotazione, percorsi dedicati all'interno dei Palazzi di Giustizia, l'utilizzo di aule ampie per lo svolgimento delle udienze, un orario flessibile che preveda anche l'apertura pomeridiana e l'utilizzo di strumenti telematici e di digitalizzazione, il Comitato ha chiesto «di poter effettuare uno stress test al fine di verificare l'adozione di queste misure e l'effettiva ripresa dell'attività giudiziaria, ma non ci è stata data risposta».


Foto: 123rf.com
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