Dopo dodici anni d'attesa arriva il decreto secondo il quale si tratta di "panificio" se gli impianti svolgono l'intero ciclo di produzione, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale

di Gabriella Lax - Si può chiamare "panificio" se gli impianti svolgono l'intero ciclo di produzione, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale. Dopo dodici anni di attesa arriva finalmente il decreto ministeriale per la disciplina della denominazione di "panificio", di "pane fresco" e "pane conservato".

Panifici, nuova regolamentazione col decreto ministeriale

E' stato il Ministro dello Sviluppo Economico, insieme al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo ed al Ministro della Salute, ad emanare il decreto interministeriale 1° ottobre 2018, n. 131 in materia di Regolamento recante disciplina della denominazione di "panificio", di "pane fresco" e l'adozione della dicitura "pane conservato". Come riporta Confesercenti, il testo stabilisce, per "panificio", si debba intendere l'impresa che dispone di impianti di produzione di pane (e anche altri prodotti da forno assimilati o affini) e svolge l'intero ciclo di produzione dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale. Per "pane fresco" si intende quello preparato secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o surgelazione, ad eccezione del rallentamento del processo di lievitazione, privo di additivi conservanti ed altri trattamenti che abbiano l'effetto conservante. Ancora, si ritine continuo il processo di produzione per il quale non intercorra un intervallo di tempo superiore alle 72 ore dall'inizio della lavorazione fino al momento della messa in vendita

del prodotto. Infine, il decreto spiega che è "pane conservato o a durabilità prolungata" (sancendo che fatte salve le norme vigenti in materia), il pane non preimballato ai sensi dell'articolo 44 del regolamento (UE) n. 1169/2011. Soddisfatto solo a metà il presidente dei panificatori Davide Trombini, secondo il quale, col nuovo decreto, è stato fatto solo un primo passo poiché «il testo - evidenzia - è molto schematico e restrittivo rispetto alle disposizioni contemplate nei ddl in esame al Senato e alla Camera e non risponde alle esigenze della categoria che, con ancor maggior vigore, dovrà lottare per vedere approvato il testo di legge che ingloberebbe e supererebbe le definizioni riportate che risentono della lunga trattativa».

Scarica decreto Mise n. 131/2018

Foto: 123rf.com
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