Secondo una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, se il comportamento non è irrispettoso e non costituisce una minaccia per il corretto svolgimento del procedimento pubblico

di Gabriella Lax - Il velo islamico può essere indossato in tribunale a patto che il comportamento sia rispettoso e che non costituisca una minaccia per il corretto svolgimento del procedimento pubblico. A stabilirlo la Corte europea dei diritti dell'uomo, con sentenza del 18 settembre 2018, ricorso n. 3413/09, nel pronunciarsi sulla causa introdotta da una cittadina belga, di religione musulmana, a cui, nel corso di un'udienza in un processo penale in cui si era costituita parte civile, era stato chiesto di togliere il velo, l'hijab, che copre capelli e collo.

Sì al velo islamico in tribunale, le motivazioni della sentenza

La donna si era rivolta ai giudici della Corte lamentando una violazione dell'articolo 9 della Cedu: in quanto indossare l'hijab era segno evidente della sua volontà di rispettare gli obblighi della sua religione musulmana. Preliminarmente la Corte ha precisato che la norma ammette talune restrizioni alla libertà di religione se previste dalla legge e necessarie in una società democratica. In generale, infatti, la restrizione perseguiva un fine legittimo: la protezione dell'ordine pubblico e la prevenzione di condotte offensive nei confronti del sistema giudiziario. La donna non aveva avuto un comportamento in grado di compromettere il buon andamento dell'udienza penale dalla quale era stata allontanata (si era costituita parte civile in un procedimento nei confronti di un uomo che aveva ucciso il fratello). E comunque il velo islamico non copriva completamente il viso e la donna non rappresentava lo Stato nell'esercizio di una funzione pubblica ma era una cittadina privata, senza obblighi di non mostrare in pubblico il proprio credo religioso.

La Corte, nel caso di specie ha valutato che indossare l'hijab può essere visto come un «atto motivato o ispirato da una religione o da una credenza religiosa». Di conseguenza, l'esclusione della donna dal tribunale per il rifiuto di togliersi il velo costituiva una "restrizione" all'esercizio del diritto della medesima di manifestare la propria religione.

Al di la della singola pronuncia, la sentenza non autorizza ad indossare il velo islamico in udienza sostenendo che il principio di neutralità in luoghi pubblici può prevalere sul diritto a indossare il velo.


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