Non è sufficiente illustrare le portate a voce ed è necessario indicare non solo i prezzi applicati ma anche i cibi surgelati e gli ingredienti utilizzati

di Valeria Zeppilli - Quante volte, seduti in un ristorante e pronti a sfogliare un menu per sbizzarrirci nella scelta delle pietanze da ordinare (e per vedere quali di esse sono adatte ai nostri portafogli!) ci siamo sentiti rispondere che il menu non esiste, trovandoci così costretti a concentrare tutta la nostra attenzione su quali piatti poter ordinare tra quelli, talvolta numerosi, che ci venivano presentati a voce dal ristoratore. Ebbene: questa abitudine in Italia è vietata!

L'obbligo del menu scritto

L'obbligo di riportare le pietanze offerte e il loro costo per iscritto sussiste già dal 2000, quando il decreto legislativo n. 84 ha provveduto ad attuare nel nostro paese la direttiva europea 98/6/Ce, relativa alla protezione dei consumatori in materia di indicazione dei prezzi offerti ai medesimi. Con la conseguenza che quello di conoscere i prezzi dei cibi che si andranno a ordinare è un vero e proprio diritto dei clienti.

Avere un menù scritto consente anche di indicare quali prodotti, tra quelli utilizzati per la preparazione dei cibi, siano stati congelati ed evitare il rischio di essere condannati per frode in commercio. Basti pensare che la Corte di Cassazione, con sentenza n. 24190/2005, ha chiarito che tale reato può configurarsi non solo quando venga omessa l'indicazione dei prodotti surgelati impiegati, ma anche quando la loro indicazione sia fatta con caratteri molto piccoli e collocata in posizione tale da sfuggire all'attenzione della clientela.


La necessaria indicazione degli allergeni

A tutto ciò, dal dicembre scorso, si è aggiunta anche la necessità di segnalare le sostanze a rischio di reazioni allergiche, in applicazione del regolamento europeo numero 1169 del 2011.

Così oggi, con proteste da parte dei ristoratori ed esultanza degli allergologi, ristoranti, pizzerie, gelaterie, bar, mense e tavole calde dovranno necessariamente indicare la presenza nei cibi di cereali contenenti glutine (grano, segale, orzo, avena, kamut e farro), crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte e lattosio, determinati tipi di frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci e pistacchi), sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e solfiti se superiori a determinate concentrazioni, lupini, molluschi.

E dovranno farlo sul menù o, quanto meno, su appositi registri, cartelli o sistemi equivalenti, da tenere sempre in vista.

L'alternativa? Assumere un addetto agli allergeni che assista i clienti nella scelta!

Valeria Zeppilli

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