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Anche bebè italiani pagano le tasse: L'associazione Contribuenti Italiani prepara una petizione popolare

“Bisogna smetterla di considerare i neonati consumatori finali e tartassarli come gli adulti. I neonati, al pari dei disabili, non sono autosufficienti."Questa è la reazione del presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani, Vittorio Carlomagno, alla notizia dell'eccessiva tassazione dei beni che finiscono nel carrello della spesa dei bebè italiani.Secondo uno studio, presentato a Napoli in occasione della kermesse FISCO TOUR e realizzato dall'Associazione in collaborazione con la KRLS Network of Business Ethics, i neonati pesano sul bilancio familiare con una percentuale del 22% della spesa complessiva per i prodotti di prima necessità, con un totale di 1100 euro all'anno: dai pannolini agli omogeneizzati, dai biberon al latte speciale per allergici e intolleranti, dai passeggini ai seggiolini per le automobili.Dall'analisi, è emerso che i bebè, fino al terzo anno di età, pagherebbero l'Iva senza nessuna agevolazione, come tutti i normali consumatori.L'Associazione Contribuenti Italiani fa sapere che presto verrà promossa una petizione popolare per l'introduzione della detrazione fiscale e l'Iva agevolata al 4% per l'acquisto dei beni di prima necessità dei neonati, perché sia garantito, anche alle fasce meno abbienti, il diritto ad avere figli senza pesare troppo sul bilancio familiare."Con la nostra proposta - conclude Carlomagno - stimiamo di far ottenere alle famiglie italiane un risparmio di 1,2 miliardi di euro”. Data: 01/10/2008 12:00:00
Autore: Luisa Foti