Il caso Garlasco tra costruzione della prova indiziaria
Una lettura psico-giuridica in un molto complicato (e lungo) contesto crimino-dinamico
Il caso Garlasco rappresenta uno dei più complessi esempi di intersezione tra
prova indiziaria, valutazione della
personalità dell'imputato e ricostruzione del
contesto criminodinamico, imponendo all'interprete una riflessione avanzata sui limiti epistemologici del giudizio penale. La condanna definitiva si fonda su un sistema indiziario che la Corte di Cassazione ha ritenuto grave, preciso e concordante ai sensi dell'art. 192, comma 2, c.p.p. (Cass. pen., sez. V, n. 18786/2014), valorizzando la tenuta logica del complesso probatorio più che il singolo elemento.
Sotto il profilo psico-giuridico, il contesto relazionale tra autore e vittima assume rilievo centrale. La giurisprudenza ha più volte affermato che il movente non costituisce elemento costitutivo del reato, ma può fungere da
criterio di intelligibilità del fatto quando consente di spiegare la genesi dell'azione criminosa (Cass. pen., sez. I, n. 41184/2013). Nel caso di specie, la ricostruzione del rapporto interpersonale e delle dinamiche emotive sottese ha contribuito a delineare una cornice interpretativa coerente con la condotta omicidiaria.
La Suprema Corte ha inoltre ribadito che l'assenza di tracce biologiche univoche non è di per sé ostativa alla condanna, ove il giudizio si fondi su una valutazione globale e non atomistica della prova (Cass. pen., sez. un., n. 33748/2005, Mannino). Ciò pone l'accento sulla necessità di un approccio integrato, in cui dati scientifici, comportamenti post-factum e incongruenze dichiarative vengano letti secondo criteri di razionalità inferenziale.
Sul piano sovranazionale, la Corte EDU ha chiarito che il giusto processo non impone una prova "scientificamente certa", ma una decisione motivata e ragionevole, fondata su un accertamento complessivo dei fatti (CEDU, Barberà, Messegué e Jabardo c. Spagna, 1988). Il caso Garlasco conferma dunque come il processo penale contemporaneo richieda una sintesi tra metodo giuridico e comprensione psico-criminologica, al fine di evitare tanto il rischio dell'arbitrio quanto quello di una sterile iper-tecnicizzazione della prova.
Dott. Alessandro Pagliuca
Avvocato abilitato all'esercizio della professione forense
alessandropagliuca12@gmail.com
Data: 26/12/2025 06:00:00
Autore: Alessandro Pagliuca