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Responsabile il medico che non trattiene il paziente con sintomi da infarto

Se il paziente si reca in ospedale con chiari sintomi da infarto, il medico che non lo trattiene non ha scuse per non incorrere in responsabilità


L'impossibilità degli accertamenti tempestivi non giustifica la dimissione

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Dall'ordinanza numero 20754/2020 qui sotto allegata della Corte di cassazione emerge un principio molto importante in materia di responsabilità medica: se il paziente si presenta in ospedale con una sintomatologia che fa sospettare il rischio di infarto, lo stesso non può essere mandato a casa, neanche se non è possibile disporre tempestivamente il dosaggio degli enzimi.

Sintomatologia chiara e inequivocabile

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Nel caso di specie, il paziente, al primo ingresso in ospedale, aveva manifestato un dolore toracico severo e prolungato. Dagli accertamenti erano poi emersi una storia clinica "sospetta" e un esame ECG recante alterazioni equivoche.

A fronte di ciò, per i giudici del merito - con conferma anche da parte della Corte di cassazione - non è possibile ritenere che la morte dell'uomo per infarto miocardico sia riconducibile a un evento improvviso e perciò imprevedibile e non a una patologia cardiaca.

Del resto, come era emerso dalla consulenza tecnica d'ufficio espletata nel corso del giudizio, l'infarto miocardico acuto è diagnosticato non solo se ci sono modifiche ECG inequivocabili e/o inequivocabili alterazioni enzimatiche, ma a tal fine è sufficiente anche solo che per oltre 24 ore persistano ripetute ed equivoche modifiche ECG, con o senza equivoche modifiche enzimatiche.

La necessità di un adeguato controllo del paziente

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Dalla pronuncia in commento emerge, insomma, che se il medico, tenendo una diversa condotta improntata a un adeguato controllo del paziente e trattenendo quest'ultimo in ospedale, ne poteva con buone probabilità evitare il decesso, la sua responsabilità per l'occorso non può essere negata.

Data: 08/10/2020 06:00:00
Autore: Valeria Zeppilli