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Riforma giustizia: sentenze e atti più comprensibili ma chi lo potrà valutare?

Stop con il 'giuridichese' e con i tecnicismi, le sentenze e gli atti di parte dovranno essere più chiari e sintetici.


Stopcon il “giuridichese”e con i tecnicismi, le sentenze e gliatti di parte dovranno essere piùchiari e sintetici. È questo uno dei principali obiettivi della riforma sulprocesso civile approvata dal Governo nei giorni scorsi (leggi l'articolo ”Riforma Giustizia: il Cdm approva la delega sulprocesso civile. Ecco le principali misure”).

Al fine di migliorare l'efficienza delsistema giustizia, velocizzare i processi e rafforzare le garanzie dei dirittidelle persone (e in primis di minori e famiglie), oltre al rafforzamento del tribunale delle imprese e dei minori e a unaserie di proposte che andranno ad incidere sulla durata dei processi in primo e secondo grado e di fronte allaCassazione, la legge delega sulla giustiziacivile si propone lo scopo di mettere fine agli atti di parte e allesentenze eccessivamente prolissi, formulati con parole troppo tecniche edifficilmente comprensibili dai cittadini.

Macome dovrebbe avvenire l'annunciato miracolo?

La delega introduce il principio di sinteticità “degli atti di parte e del giudice, dadeclinarsi anche in termini di tecnica diredazione e di misura quantitativa”, sulla base del quale i testi degliatti giudiziari dovranno essere agevolmente compresi ed avere per oggetto itermini essenziali delle controversie oltre ad indicare le ragioni per le qualiil giudice ha deciso di condannare l'una o l'altra parte in giudizio. Ma trattandosidi delega, gli intenti saranno delineati plausibilmente (con “modelli ad hoc”?)nei decreti attuativi che il Governodovrà adottare entro 18 mesi dalladata di entrata in vigore della legge: decreti che dovranno recare “ilriassetto formale e sostanziale” del codice e delle procedure in funzione “degli obiettividi semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo civile” come disposto espressamente nel testo della delega stessa.

Laquestione, ovviamente, ha già scatenatodiverse obiezioni, tra cui rilevano quelle dell'Oua (Organismo Unitariodell'Avvocatura) - che paventando, con l'introduzione del principio disinteticità degli atti (soprattutto di quelli di parte), il serio rischio di “abusie ingiustizie” da parte dei giudici, ha chiesto un incontro immediato alministro della Giustizia e la possibilità di parlare nelle apposite audizionial fine di avanzare le necessarie richieste di modifica - e quelle dell'Anf (AssociazioneNazionale Forense) che parla di allontanamento della giustizia dai cittadini esi augura che il Parlamento, nell'esame della delega, colga i suggerimenti cheprovengono da coloro che operano ogni giorno nelle aule dei Tribunali, ovveroin primis avvocati e magistrati.

Male perplessità esternate dall'Oua edall'Anf sono condivise da molti.

Ilproblema, infatti, è duplice e riguarda sia le modalità attraverso le quali verrà attuato nella pratica il principiodi sinteticità delle sentenze e degli atti, sia a chi sarà affidato il compito di giudicare la lunghezza massima degliatti giudiziari (o la chiarezza del loro contenuto) e di stabilirne le relative “conseguenze”, garantendo imparzialitàe giustizia senza attribuire la possibilità di una valutazione discrezionale che può evidentemente sfociare in veri epropri abusi.

Perora comunque, una volta delineato il principio generale, la questione è rinviata all'esame delle Cameree ai futuri decreti attuativi.

Data: 18/02/2015 16:30:00
Autore: Marina Crisafi