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Traffico di laureandi in Romania per il conseguimento del titolo di avvocato. Serve una riforma dell'avvocatura? Di la tua



Avv. Gabriella Filippone - E' la Romania, la "nuova"frontiera dell`abilitazione alla professione forense.

La notizia è questa: l'ordinedegli avvocati di Tivoli ha disposto indagini conoscitive relativamente allalegittimita` e legalita` di iscrizioni come avvocati stabiliti di laureatiitaliani che hanno conseguito il titolo di "avocat" in Romania.

Il problema: sembra si tratti nondi volenterosi laureati italiani che hanno svolto un percorso formativo inRomania superando poi all`estero l`esame, bensi` di soggetti che, rivolgendosiad alcune "agenzie", avrebbero ottenuto il titolo utilizzandopercorsi decisamente furbi e meno faticosi.



In un articolo dell'Avv. Renato Savoia, "Esame forense: il turismo si sposta in Romania" pubblicato il 26 aprile 2013 su LeggiOggi.it, si fa riferimento ad unaassociazione romena, guidata da un soggetto che avrebbe di fatto creato in Romania un albo "non ufficiale".

Diventati avvocati in Romania inquest`albo, alcuni hanno chiesto l`iscrizione negli ordini italiani comeavvocati stabiliti (ai sensi del d. lgs. 96/2001, che ha recepitonell`ordinamento italiano la Direttiva 98/5/CE).


Avv. Gabriella Filippone

 

Il Dipartimento degli affari di giustizia di via Arenula ha inviato unarichiesta di informazioni alle competenti autorita` rumene per accertarese, accanto al percorso legittimo e regolare per diventare avvocato in Romania,esista un percorso alternativo privo di legittimita`. La vicenda andra` seguitain quanto non e` ancora giunta alla sua conclusione.

Sul punto è doveroso per me pubblicare le precisazioni pervenutemi dall'Avocat Aurelio Bassi, il quale si discosta ed afferma che in ogni caso nessuno ha documentato la presunta illegittimità del UNBR, "non è l'Italia che deve decidere se questa organizzazione è illegittima o meno, bensi la Romania. E non mi risulta che tale Organizzazione, allo stato, sia stata dichiarata fuori legge dal Governo Rumeno". Prosegue l'Avocat Bassi: "tutto è demandato alla Legge rumena n.51/91 e succ. modifiche nel 2004, quindi il controllo della legittimità o meno delle UNBR (ne sono due) è effettuato dai Giudici. Gli stessi Giudici hanno confermato la piena legittimità della Organizzazione citata".

 

La riflessione dell'Avv. Savoia, nel suo articolo, e` questa: ha senso un sistema (quello attuale italiano) dove chiunque viene portato su di un palmo di mano fino alla laurea in giurisprudenza, prima, e al certificato di compiuta pratica, per poi ritrovarsi di fronte a quella lotteria che e` l`esame di avvocato? [1]


Il mercato e' saturo e per ovviare a cio' in Italia rendono estremamente duro e faticoso l'accesso alla professione, parliamo del titolo di avvocato che, una volta ottenuto, come tutti sappiamo non garantisce un posto fisso, come quello statale.Da piu' parti lamentano che in Italia ci siano molti/troppi avvocati, motivo per cui si ostacolerebbe l'accesso alla professione; che senso ha bacchettare e penalizzare cosi' eserciti di praticanti, colpevoli di aver scelto la facolta' di giurisprudenza e poi quella della pratica presso un dominus, con esami di avvocato di "forzata" durezza? In gioco c'e' forse un posto di lavoro garantito? No.

Preferisco di gran lunga lanormativa spagnola a quella italiana, ha il pregio di non sovraccaricare.

 

L'avvocatura italiana necessitadi una vera riforma. Quale?

 

In merito, ha di recente espressola sua autorevole opinione l' avv. EnricoCastaldi, socio fondatore dellostudio franco italiano Castaldi Mourre & Partners (il sito di questoprestigioso studio: http://www.castaldimourre.com/it/).  L'attività dello studio (che ha un girod'affari di circa 7 milioni di euro) si svolge prevalentemente Oltralpe.  L'avv.Castaldi ha messo a confronto la realtàitaliana e quella francese, spesso evocata tra gli addetti come modello daimitare. Intervistato, Castaldi ha espresso la sua opinione e la suapredilezione per il sistema francese, comunque senza esterofilia. [2]

 

L'Ordinamento forense francese

Gli stagisti. In Francia, lo studio Castaldi Mourre &Partners  prende gli stagisti, spiegal'Avv. Castaldi “che passano con noi 4 mesi o 6 mesi. Dopodiché, restiamo incontatto con quelli che abbiamo apprezzato e quando hanno concluso il percorsoformativo vengono a lavorare con noi”.

La figura dell'avvocato dipendente. Ci riassume Enrico Castaldi chein Francia, dal 1991 è stata prevista la figura professionale dell'avvocatodipendente. Senza gran successo: nell'Ordine di Parigi, che rappresenta la metàdell'avvocatura francese, su 23.958 iscritti, 10.033 sono gli avvocati cheesercitano come collaboratori , ma solo il 4% di loro sono avvocatidipendenti.  "Un inquadramentoquindi quasi mai utilizzato perché troppo oneroso". I contributi previdenziali,nel caso di un rapporto di lavoro dipendente sono posti a carico del datore dilavoro. “Costo insostenibile per le economie di uno studio” riferisce l'avv.Castaldi.

“Il 40% degli avvocati pariginiha un rapporto di collaborazione professionale in un contesto di liberaprofessione”. Il rapporto è regolato da un contratto scritto che deve esserecomunicato all'Ordine di appartenenza per una presa visione.

 

Differenze fra i due modelli. Il modello standard di collaborazioneliberale, prevede il dirittodell'avvocato collaboratore allo sviluppo della propria clientela.Sviluppo  non  ammesso nel caso dell'avvocato dipendente, al quale si applicano le regole deldiritto del lavoro e che ha, tranne l'indipendenza della prestazioneintellettuale, un vincolo disubordinazione.

 

L'Avv. Castaldi ha poi consideratoil possibile caso di un avvocato di 35/40 anni che non ha sviluppato, come èregola in studi che ti chiedono una dedizione assoluta, una propria clientela eche si trova per strada, anche se con un assegno in tasca, in una situazione dimercato, come quella di oggi, di piena recessione.

Castaldi ha specificato che, perquesti casi, l'Ordine di Parigi, nella Cartadelle buone pratiche della collaborazione adottata nel 2012, ha inseritovarie misure per cercare di limitare i possibili danni di queste situazioni:una polizza assicurativa collettiva in caso di perdita della collaborazione,corsi di formazione per l'avvocato “imprenditore”, aiuto da parte dello studio“che licenzia” per trovare una nuova collaborazione o per l'apertura di unastruttura autonoma dell'ex collaboratore, anche in termini di reperimento diclienti.

 

In Italia questo non si fa, a parere dell'avv. Castaldi, perchè lasituazione italiana è disastrosa; “ormai tutto quanto riguarda l'avvocatura italiana è giunto al grado ultimo diproblematicità. La grandemaggioranza dei giovani avvocati italiani vive male, in condizioni didipendenza, di precarietà economica e di degrado morale. Ma chi affronta ilproblema? Si preferisce additare i pretesi nemici – il governo, l'antitrust, igiudici, i clienti, il fisco, e chi più ne ha più ne metta, ma non affrontare iproblemi sostanziali, di struttura.”

 

Prosegue l'Avv. Castaldi: “La miasensazione è che il livello della crisidell'avvocatura italiana sia giunto aduno stadio  tale da rendere impossibile ogni riforma, se non precedutada una presa di coscienza profonda e diffusa. Abbiamo invece tanta politicizzazione di basso livello e sterileveemenza.”

Castaldi ha spiegato come certeinnovazioni siano state introdotte nel mercato francese, richiamando alleproprie responsabilità il sistema universitario indicando una nuova visionedella pratica forense. Pratica che  oggi,in Italia, «è un elemento di sussistenza economica del dominus; senza praticanti, si dovrebbero assumere delle segretariee personale d'amministrazione»

A giudizio dell'Avv. Castaldi l'avvocaturaitaliana sarà in grado di autoriformarsi
a due condizioni:  avere acuore gli interessi generali e generazionali e non solo quelli di bottega e dicorto respiro; l'altra è che non siarrivi a situazioni che, per la loro gravità, sono senza ritorno. “Gliavvocati francesi da vent'anni si autoriformano. Sono aiutati dal forte sensodi appartenenza e dai numeri “esigui” dell'avvocatura francese.” La Carta dellebuone pratiche della collaborazione è un esempio di un percorso di autoriforma,mentre è forte l'attivismo del MAC, movimento avvocati collaboratori, che ègiunto anche ad organizzare volantinaggi davanti a famosi studi accusati dipratiche discriminatorie.

La Carta si occupa dei  problemi dell'inserimento dei collaboratori“disoccupati”, protegge il diritto all'uguaglianza e alla diversità, i dirittidelle madri e dei padri, delle procedure per la prevenzione dei conflitti e perla valutazione in contradittorio delle evoluzioni professionali.

 

La differenza con l'Italia non è tanto di mercato, quanto piuttostoculturale. Espone criticamente Castaldi: “Tanti risponderebbero: di mercato! Edarebbero le solite cifre sul sovraffollamento della professione el'inefficienza della macchina giudiziaria. Io penso invece che se siamoarrivati a questo punto il problema è innanzitutto culturale.  Si è volutoperpetuare uno schema professionale, culturale e direi antropologico chevaleva, forse, negli anni Sessanta.

 

Prosegue Castaldi: “Per come lavedo io, non esiste lavoro non pagato.Come si può concepire che un giovane cheha studiato cinque anni all'Università non sia pagato? Come si può accettarequesta regressione, per cui, giunti al culmine del percorso degli studi sitorna a zero”.

La verità secondo Enrico Castaldiè che, nella struttura di tanti studi legali, il praticante è un elemento disussistenza economica; senza di lui si dovrebbero assumere delle segretarie epersonale d'amministrazione.
Riguardo all'antica concezione che lo studio insegna un mestiere,Castaldi obietta: “
Smettiamola di confondere i ruoli. Per insegnare c'è la scuola, che sial'università o gli istituti di formazione professionali. Negli studi legali ci può essere un momento formativo, ma che deveandare di pari passo con quello lavorativo. Delle botteghe di filosofia algiorno d'oggi non rimangono che le parole di una canzone di un bravocantautore”.

Secondo Castaldi il sistemaitaliano di accesso alla professione manca di ritmo; non c'è da stupirsi deipessimi risultati. “Non dobbiamo stupirci più di niente, ma allora neanche deldeclino profondo e senza ritorno di una categoria incapace di attirare giovaniintelligenti, dinamici e ambiziosi. Vogliamo giovani tirapiedi e sottoproletario protagonisti dell'avvocatura dei prossimi anni? Sta a noi e ai nostricomportamenti”. Un praticante retribuito, invece,in questo caso un neo laureato, prenderebbe coscienza di partecipare allaformazione di valore aggiunto e quindi di essere inserito in un contestoproduttivo.

 Sensazione che, a mio giudizio,ad oggi in Italia è stata ampiamente impedita, soppressa;  la condizione dei praticanti avvocatotalvolta riesce a far ricordare  quelladegli schiavi del 1800: si arriva a lavorare 12 ore al giorno senza nessunaretribuzione. Come  può un praticantericaricarsi ogni giorno, nella sua quotidianità e sentirsi  motivato? Ha un senso soltanto se il papà èavvocato, altrimenti è solo frustrazione, calpestio del dominus sui  tuoi sogni e sulle tue legittime aspirazioni,lento e continuo.


Segnalo il parere dell'Avocat  Aurelio Bassi: "Per quanto riguarda l'esame di abilitazione in Italia  concordo con Lei che sia oramai necessaria una riforma vera e propria... ( mi creda la Romania è avanti in questo senso anni luce). Essere un avvocato per me è un fatto "genetico" ci si nasce... Ovvamente bisogna essere preparati. L'esame cosi come è non serve a nulla. A mio avviso bisognerebbe fare un esame a test per iscriversi come praticanti; dopo sei mesi (dopo verifica ) ammettere al patrocinio davati al Giudice di pace .... etc. etc. a step!!! per intenderci. Il tutto demandato alla competenza degli Ordini nel principio di Autonomia di questa professione e nei principi sanciti nella Costituzione. Cosa che gia avviene in Romania. Non a caso in Romania le leggi di riferimento sono: la Costituzione Rumena e la legge 51/195 modificata con legge nel 2004."


Italia: il clima di riforme 2012. Le nuove norme riguardano anchechi si prepara ad esercitare la professione forense. Le novità introdotte per ipraticanti avvocato mirano, in primisal raggiungimento di una gestione uniforme e regole precise che evitino libereinterpretazioni da parte dei singoli Consigli dell'Ordine e che garantiscanopiena consapevolezza ai praticanti. L'obiettivo è la tutela del praticanteavvocato che sino ad oggi spesso ha operato in condizioni lavorative che nongli hanno propriamente consentito quello sviluppo personale, professionale eculturale che al contrario in Italia l'avviamento all'esercizio dellaprofessione forense - al pari degli altri Stati Europei - dovrebbe garantire.

 Stop allo sfruttamento dimanodopera intellettuale a costo 0 (zero), ai praticanti avvocato impiegatigratuitamente sette, otto, nove ore al giorno, e che anzi debbano sostenere inproprio le spese vive. E' ora previsto, quantomeno formalmente, un rimborso speseperiodico a carico dello studio legale presso cui il praticante prestaservizio, con la possibilità, trascorsi i primi sei mesi di pratica, diassegnare allo stesso un compenso liquidato sulla base del lavoroeffettivamente svolto. [3]

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Riferimenti:

[1] vedi “Esame avvocato: il turismo forense si sposta in Romania”— www.leggioggi.it

[2] vedi Nicola Di Molfetta  - Economia Webhttp://www.economiaweb.it/castaldi-in-italia-non-prendiamo-piu-praticanti-avvocati/

[3] vedi Licia Albertazzi “Le nuove regole per i praticantiavvocati - Studio Cataldi https://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_12704.asp

Avv. Gabriella Filippone

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Data: 28/05/2013 16:00:00
Autore: Gabriella Filippone