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Cassazione: telefonate reiterate anche se mute integrano fattispecie di reato

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. 35544/2003) ha stabilito che le telefonate mute e gli squilli ripetuti all'apparecchio telefonico di altre persone, integrano ipotesi di reato di "molestia o disturbo alle persone", qualora "la condotta sia tenuta nella consapevolezza d'arrecare fastidio".I Giudici di Piazza Cavour hanno infatti precisato che "a prescindere dal turbamento riportato dall'interessato, oggettivamente le reiterate telefonare sono fonte di aggressione del bene giuridico tutelato dalla norma, che tende a proteggere la vita privata di ognuno da illegittime interferenze". Data: 05/11/2003
Autore: Cristina Matricardi