Commette reato la guardia medica che rifiuta la visita domiciliare Silvia Pascucci - 27/03/24  |  TFR coniuge divorziato: presupposti, importo ed esclusioni Matteo Santini - 25/03/24  |  La scienza smascherata United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 21/06/23  |  Compiti a casa: i docenti devono usare il registro elettronico  Redazione - 12/04/23  |  Annullate multe over50: la prima sentenza United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 26/03/23  |  

Caso contrada: Avvocato Lipera presenta una terza istanza di revisione del processo. In allegato il testo integrale dell'istanza



Nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina l'Avv. Giuseppe Lipera ha reso noto di aver presentato una terza istanza di revisione del processo Contrada.Nell'istanza l'Avv. Lipera fa riferimento ad alcuni significativi passaggi contenuti nel libro "Nel labirinto degli Dei” (Storie di mafia edi antimafia) del Dott. Antonio Ingroia edito da “il Saggiatore”.In particolare si fa riferimento a quanto scritto a pagina 81 del libro in cui Ingroia afferma di aver interrogato il pentito Scarantino:"Ho conosciuto tanti collaboratori che sapevano sia il progetto dieliminare Paolo a Marsala, poi abbandonato, sia dell'attentato, poirealizzato, a Palermo. Mai però avevo interrogato qualcuno degliesecutori materiali della strage di via D'Amelio.
Avevo interrogato – per la verità – Vincenzo Scarantino, che si eraautoaccusato di avere organizzato il furto della fiat 126 usata comeautobomba in via D'Amelio. Indagini più recenti della Procura diCaltanissetta sembrano, comunque, aver definitivamente smascheratoScarantino come depistatore e falso pentito. Già allora, Scarantinomi lasciava perplesso, perché c'era qualcosa in lui che {{a pelle}}non mi convinceva. Lo interrogai una sola volta, ricevendone unasensazione sgradevole. La attribuivo al disagio di trovarmi di fronteun probabile complice dell'omicidio di Paolo. Ma forse percepivoqualcos'altro. Era stato Scarantino a reclamare la presenza dellaProcura di Palermo, mettendo sul piatto due temi di provaapparentemente {{appetitosi}}: nuove accuse a carico di BrunoContrada, alto Funzionario dei Servizi di Sicurezza, all'epoca giàinquisito e in custodia cautelare per concorso esterno inassociazione mafiosa; e, addirittura, dichiarazioni che coinvolgevanoil già allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in oscurevicende di traffico di stupefacenti. Le dichiarazioni a carico diContrada erano minuziose e precise, apparentemente riscontrabili;quelle che riguardavano Berlusconi, invece, erano generiche esostanzialmente indimostrabili.
Rimasi perplesso. Osservavo con attenzione Scarantino, lo fissavonegli occhi, ma il suo sguardo era sfuggente, elusivo. Non mi piaceva.Non mi convinse. Né mi sembrava plausibile il personaggio nel suocomplesso. Era evidente che si trattava di un criminale di infimolivello. Possibile che sapesse cose tanto rilevanti? Possibile che CosaNostra avesse affidato a un tale personaggio la delicatissima fase dipreparazione e organizzazione della strage di via D'Amelio?Tuttavia, era mio dovere cercare di riscontrare il riscontrabile,e così feci. Diedi incarico alla Polizia Giudiziaria di svolgere gliapprofondimenti sulle vicende citate da Scarantino, riguardanti lacompetenza della Procura di Palermo: l'esito fu sconfortante. Ledichiarazioni accusatorie in merito a Contrada erano riscontrate,ma solo in apparenza. Nel senso che, in realtà, i fatti riferiti daScarantino erano accaduti, e presentavano delle anomalie, manon era stato acquisito alcun riscontro che si potesse considerareindividualizzante a carico di Contrada. Nulla, cioè, era emersoche potesse collegare quelle anomalie con Contrada, a parte ledichiarazioni stesse di Scarantino.
Si trattava, dunque, di {{riscontri apparenti}}. Che fare? Miconsultai con Alfredo Morvillo, contitolare con me del processoContrada, e ci trovammo d'accordo. Quelle dichiarazioni non eranoconvincenti, come non lo era il teste. Dopo averne parlato con GianCarlo Caselli, all'epoca procuratore a Palermo, decidemmo dinon servirci delle sue dichiarazioni accusatorie. Esse pertanto nonfurono mai utilizzate dalla Procura di Palermo né per il processoContrada, né (figuriamoci!) nei confronti di Berlusconi, e neppure inaltro procedimento penale di competenza del nostro ufficio. Questoepisodio, insieme a tanti altri che evito qui di accennare, dimostral'infondatezza di un'accusa che, qua e là ci viene rivolta. I magistratidella Procura di Palermo non saprebbero prendere le distanze dalleproprie fonti, e accetterebbero sempre per buone le dichiarazionidi qualunque pentito purchè accusatorie nei confronti dei propriinquisiti. Bene, anche in questo caso, credo che si possa arrivare allastessa conclusione: fatti i dovuti riscontri, l'accusa non è convincentecome non lo è chi la sostiene".


Nell'istanza Lipera scrive che "quanto letto nel libro del Dott. Ingroia ha destato stupore perchè "nel noto processo in cui l'ex Dirigente della Polizia di Stato èstato imputato (PP.MM. nel giudizio di primo grado il medesimo Dott.Antonio Ingroia nonché il Dott. Alfredo Morvillo) non si parlòmai di accuse che il sedicente pentito Vincenzo Scarantino avrebbe rivolto nei suoi confronti, né mai il giudice di cognizione fu portato a conoscenza di questa circostanza.Infatti, è certo che nel fascicolo del Pubblico Ministeronon vi fossero atti riguardanti un interrogatorio fatto dal Dott.Ingroia allo Scarantino, né dei successivi accertamenti,con esito negativo, a quanto pare, effettuati dalla PoliziaGiudiziaria".
Lipera chiede quindi che siano sentiti tre magistrati (Antonio Ingroia, Alfredo Morvillo e Giancarlo Caselli) Secondo l'avvocato Lipera, infatti, il fatto che manchino atti istruttori nel fascicolo del pm ha "impedito alla difesa di esercitare le azioni che avrebbero potuto chiarire il contesto in cui stava maturando tutta la vicenda giudiziaria e di usare ogni strumento utile per fare emergere la verità".L'istanza poggia le sue ragioni anche su una perizia del Dott. Marco Lipera che nelle sue conlcusioni afferma che il carattere di Contrada è inconciliabile con i fatti a lui contestati. Nella perizia il consulente scrive: "tenendo conto degli elementi emersi dall'indagine psicodiagnostica" l'accusa che viene rivolta a Bruno Contrada "cioè quella di aver colluso con un sistema 'nemico' rispetto a quello a cui appartiene e che per tutta la sua carriera 'ha perseguitato' risulterebbe non conciliabile con la sua disposizione caratteriale".In merito all'ammissibilità del'istanza l'Avv. Lipera nell'istanza di revisione sottolinea come la stessa Suprema Corte "ha affermato che,ai fini della revisione, per prove nuove debbono intendersi, non solole prove sopravvenute alla sentenza definitiva di condanna e quellescoperte successivamente ad essa, ma anche quelle non acquisitenel precedente giudizio ovvero le prove acquisite, ma non valutateneanche implicitamente, sempre che non si tratti di prove dichiarateinammissibili o ritenute superflue dal giudice".
In allegato:
Istanza di revisione
Indagine psicodiagnostica su Bruno Contrada
Si ringrazia il Collega Lipera per aver messo a disposizione dei lettori di studiocataldi.it (con il consenso del cliente) la documentazione qui allegata. Data: 31/01/2011 19:15:00
Autore: N.R.