Umiliare il coniuge? Reato di maltrattamenti ma niente condanna per minacce
Con la sentenza n. 22740 del 15 giugno 2010, la Corte di cassazione ha stabilito che umiliare, disprezzare e schernire il coniuge integra il reato di maltrattamenti ma non quello di minacce, ingiuria e violenza privata
Con la
sentenza n. 22740 del 15 giugno 2010, la Corte di cassazione ha stabilito che umiliare, disprezzare e schernire il coniuge integra il reato di maltrattamenti ma non quello di minacce,
ingiuria e
violenza privata. La decisione della quinta sezione penale è l'esito del ricorso proposto da un uomo,
imputato e condannato in secondo grado per i reati di lesioni personali volontarie,
maltrattamenti in famiglia e
violenza privata,
ingiuria e minacce gravi in danno della moglie. I giudici di legittimità accogliendo in parte il suo ricorso hanno stabilito che l'
imputato non poteva essere condannato per i reati di minacce, ingiurie e
violenza privata in quanto, come precisa la Corte nella parte motiva della
sentenza, “nella materialità del delitto di maltrattamenti rientrano percosse, minacce, ingiurie, privazioni imposte alla vittima e anche atti di scherno, disprezzo, umiliazione e di asservimento idonei a cagionare durevoli sofferenze fisiche e morali. Ne consegue che, non risultando diversamente accertato dal giudice del merito e tenuto conto della coincidenza temporale dei delitti contestati ex art. 572, 610, 612, 594 cp, i singoli episodi vessatori rimangono assorbiti nel reato di maltrattamenti”.
Data: 20/06/2010 10:00:00
Autore: Luisa Foti