Pensioni e perequazione: quando l'inflazione lavora in silenzio

La perdita invisibile del potere d'acquisto nella legge di bilancio


Ci sono fenomeni che non fanno rumore. Non provocano proteste immediate, non generano titoli allarmistici, non producono fratture visibili. Eppure, nel tempo, cambiano la sostanza delle cose. L'erosione del potere d'acquisto delle pensioni è uno di questi. Non si presenta come un taglio, ma come una lenta sottrazione. Non come una scelta esplicita, ma come un effetto collaterale. Ed è proprio questa sua discrezione a renderla particolarmente incisiva.

Nel dibattito sulla legge di bilancio, la perequazione delle pensioni viene spesso evocata come garanzia di tutela. Formalmente, il meccanismo esiste. Ma tra l'esistenza di una regola e la sua capacità di proteggere davvero c'è uno spazio ampio, in cui si annida una perdita che molti avvertono, pur senza riuscire a nominarla con precisione.

La pensione non diminuisce. E tuttavia vale meno.

Il profilo giuridico: tutela nominale, protezione sostanziale

Dal punto di vista giuridico, la perequazione rappresenta lo strumento attraverso cui l'ordinamento cerca di preservare il valore reale delle pensioni nel tempo. È un principio di equilibrio: ciò che lo Stato promette oggi non dovrebbe essere svuotato domani dall'aumento del costo della vita.

Il problema emerge quando la tutela resta nominale, mentre l'inflazione agisce sul piano reale. Se l'adeguamento non intercetta ciò che incide concretamente sulle spese quotidiane – casa, energia, beni essenziali – la protezione diventa parziale. Formalmente corretta, ma sostanzialmente insufficiente.

Il diritto, però, non vive solo di formule. Vive di effetti. E quando l'effetto è una progressiva riduzione della capacità di spesa, la tutela perde la sua funzione originaria: garantire continuità, non solo stabilità apparente.

La dimensione psicologica: la fatica di accorgersi di perdere

L'aspetto forse più insidioso della mancata perequazione effettiva è psicologico. Chi subisce un taglio lo percepisce subito. Chi perde lentamente, no. La rinuncia è quotidiana, frammentata, distribuita nel tempo: un acquisto rimandato, una spesa ridotta, una scelta evitata.

La pensione diventa così un reddito che basta ancora, ma non basta più come prima. Questo genera una forma particolare di disagio: non l'emergenza, ma la contrazione. Non la povertà improvvisa, ma l'adattamento continuo al ribasso.

È una condizione che produce rassegnazione più che conflitto. E proprio per questo rischia di essere sottovalutata, anche politicamente.

Il risvolto sociologico: la fragilità delle pensioni "medie"

Quando si parla di pensioni, l'attenzione pubblica tende a concentrarsi sugli estremi: le più basse da tutelare, le più alte da ridimensionare. Nel mezzo, però, esiste una vasta area di pensioni ordinarie, costruite in decenni di lavoro, che non rientrano in nessuna categoria emergenziale.

È qui che l'erosione agisce con maggiore forza. Chi non è povero, ma nemmeno protetto, assorbe l'impatto senza strumenti di compensazione. Il risultato è una fragilizzazione silenziosa del ceto pensionato medio, che scivola lentamente verso una condizione di insicurezza senza mai attraversare una soglia formale di bisogno.

In questo senso, l'inflazione non è solo un dato economico. È un fattore di ridefinizione sociale, che modifica i confini tra sicurezza e vulnerabilità senza dichiararlo apertamente.

Una questione di giustizia nel tempo

La perequazione non è un tecnicismo. È una questione di giustizia temporale. Riguarda il rispetto di un impegno preso in passato e onorato nel presente. Quando l'adeguamento non protegge davvero, lo Stato non revoca la promessa: la lascia semplicemente scolorire.

Forse il punto non è stabilire se le pensioni siano formalmente tutelate. Ma se lo siano nella vita concreta delle persone. Perché una protezione che non si traduce in capacità reale di vivere non è una tutela: è una rassicurazione astratta.

E l'inflazione, quando lavora in silenzio, rischia di diventare il modo più efficace per cambiare le cose senza mai dichiararlo.

Data: 23/12/2025 11:00:00
Autore: Redazione