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Licenziato il dirigente che usa la propria posizione per molestare una donna

Per la Cassazione, va licenziato per molestia il dirigente che attira nel suo ufficio una donna con la promessa di un lavoro e poi la molesta


Licenziamento per molestie

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La Cassazione con la sentenza n. 14811/2020 (sotto allegata) conferma il licenziamento intimato da un Comune a un suo Dirigente per aver molestato sessualmente una donna nel suo ufficio dopo averla attirata con la promessa di un lavoro.
Vicenda che ha inizio quando un dipendente impugna con esito negativo il licenziamento intimatogli dal Comune. Il soggetto però non si arrende e decide quindi di proporre reclamo, ma anche questa volta va incontro a un rigetto.
La Corte d'Appello precisa che il licenziamento è stato irrogato perché il dipendente, con qualifica di dirigente, al di fuori dell'orario di lavoro, si è recato nel suo ufficio in compagnia di una signora, attirata con la scusa di procurarle un impiego e di aver invece messo in atto nei confronti della donna atti di molestia sessuale.
Dopo un attento esame dei motivi di doglianza sollevati dal dipendente, la Corte ritiene proporzionato il recesso del datore a causa dell'elemento intenzionale della condotta e delle sua gravità, elementi dai quali emerge un evidente disinteresse dei principi generali di correttezza e integrità, ancora più significativi se si considera il ruolo dirigenziale ricoperto dallo stesso.

Licenziamento sproporzionato?

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Il dirigente licenziato non avendo altre strade ricorre in Cassazione sollevando ben sette motivi di ricorso tra i quali meritano di essere menzionati soprattutto i seguenti.

Va licenziato il dirigente che usa la propria posizione per molestare

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La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14811/2020 (sotto allegata) rigetta il ricorso per le seguenti ragioni.
Leggi anche:
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- Statali: arriva il licenziamento per chi commette molestie sessuali
Data: 12/07/2020 16:00:00
Autore: Annamaria Villafrate