Inadempimento obbligo vaccinale: illegittima la detrazione di anzianit� di grado United Lawyers for Freedom � ALI Avvocati Liberi - 19/04/24  |  Compenso avvocati: spetta al professionista provare l'attivit� svolta Annamaria Villafrate - 17/04/24  |  La scienza smascherata United Lawyers for Freedom � ALI Avvocati Liberi - 21/06/23  |  Compiti a casa: i docenti devono usare il registro elettronico  Redazione - 12/04/23  |  Annullate multe over50: la prima sentenza United Lawyers for Freedom � ALI Avvocati Liberi - 26/03/23  |  

Pecunia non olet

L'espressione latina pecunia non olet, attribuita a Vespasiano, significa che il denaro non ha odore e vale a prescindere da quale sia la sua provenienza


di Valeria Zeppilli – Pecunia non olet è un'espressione latina che letteralmente si traduce: il denaro non ha odore.

Significato di "Pecunia non olet"

Essa viene utilizzata ai giorni nostri per indicare che, a prescindere da quale sia la sua provenienza, il denaro è pur sempre e solamente denaro e quindi, anche se la sua origine ha una connotazione negativa, tale circostanza non impedisce che lo stesso sia utilizzato in maniera "positiva".

L'espressione "Pecunia non olet", pertanto, è usata da coloro (o per riferirsi a coloro) che attribuiscono un valore assoluto al denaro e non si curano di verificare se lo stesso sia stato ricavato in maniera illecita o riprovevole, anche solo moralmente.

Pecunia non olet: origine

L'origine dell'espressione, secondo una tradizione condivisa dai più, è attribuita a Vespasiano che l'avrebbe pronunciata per rispondere al figlio, Tito, il quale lo aveva rimproverato per aver tassato l'urina raccolta nei vespasiani, ovverosia le latrine gestite dai privati.

La storia di Pecunia non olet

Infatti, nell'antica Roma la maggior parte delle case non aveva le latrine. Ai tempi di Vespasiano c'erano invece circa 144 latrine pubbliche e altre latrine gestite dai privati. E proprio i privati erano soliti vendere le urine raccolte in tali latrine ai conciatori di pelle che ne ricavavano l'ammoniaca.

Su tali scambi, Vespasiano applicò la cd. centesima venalium, che era una sorta di Iva. Tale tassa fu quella che generò il rimprovero di Tito il quale, secondo la tradizione, aveva prelevato il denaro che era stato riscosso con il primo pagamento di tale imposta e lo aveva posto sotto il naso del padre, il quale, per tutta risposta, aveva pronunciato la celebre frase "Pecunia non olet".

Data: 14/02/2019 19:00:00
Autore: Valeria Zeppilli