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Responsabilità medica da nascita indesiderata: i criteri della Cassazione per accertarla in giudizio

Nel caso vagliato dalla Cassazione si tratta di un’anomalia fetale non idonea a consentire l’interruzione di gravidanza


Avv. Francesco Pandolfi - La Cassazione ancora una volta torna sul delicatissimo tema della responsabilità sanitaria collegata ad una nascita indesiderata (cfr. sentenza n. 9251/2017 sotto allegata).
Tutte le volte che si ripercorre questo argomento si avverte netta la sensazione del travaglio che le parti vivono nel processo insieme ai difensori e ai magistrati, tutti con il comune sforzo di far luce sulle ipotizzate responsabilità dei medici.

Il caso

La lamentela che in questa causa si porta all'attenzione del Collegio è riferita ad una mancata rilevazione da parte della clinica della malformazione del nascituro in sede di ecografia morfologica eseguita presso la predetta struttura, nel corso della ventunesima settimana di gravidanza.
Il bimbo viene alla luce privo della mano sinistra.

Il pensiero della Cassazione

E' rivolto essenzialmente a ribadire ancora una volta i criteri guida per l'accertamento di queste specifiche responsabilità.
Focalizziamoci quindi su queste basilari regole, senza toccare gli altri aspetti dell'importante pronuncia (per esempio attinenti la possibilità di praticare o meno lecitamente l'interruzione della gravidanza in assenza di un grave pericolo per la salute della donna).

L'onere della prova per i genitori

Il genitore che decide di agire per chiedere il risarcimento del danno ha l'onere di provare che la madre avrebbe esercitato la facoltà di interrompere la gravidanza (ricorrendone le condizioni di legge) se fosse stata tempestivamente informata dell'anomalia fetale.
L'onere può essere assolto in base ad inferenze desumibili dagli elementi di prova, quali:

1) il ricorso al consulto medico per conoscere lo stato di salute del nascituro,
2) le precarie condizioni di salute della gestante,
3) le pregresse manifestazioni del pensiero tendenti o propense all'opzione abortiva.

L'onere della prova per il medico

Sul medico grava la prova contraria, cioè che la donna non si sarebbe determinata all'aborto per qualsiasi ragione personale.

Consiglio pratico

Partendo dal presupposto che l'arte medica tende a proteggere ad ogni costo il bene primario della salute umana, scegliere l'azione risarcitoria civile solo se si è ragionevolmente certi di poter arrivare alla prova del danno in base alle regole dettate dalla Suprema Corte.
Altre informazioni su questo argomento?
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francesco.pandolfi66@gmail.com
Data: 31/07/2017 12:00:00
Autore: Francesco Pandolfi