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“Sorvegliati a distanza” anche senza autorizzazione: arrivano i controlli su pc, tablet e cellulari dei dipendenti

È scontro tra i sindacati e il governo sulle nuove regole del Jobs Act, all'esame delle commissioni


di Marina Crisafi - Com'era prevedibile già dal via liberapreliminare del Cdm, il decretoattuativo del Jobs Act sulla razionalizzazione e la semplificazione delleprocedure in materia di rapporti dilavoro, ha scatenato lo scontro tra l'esecutivo e i sindacati pronti adichiarare battaglia, anche di fronte alle Corti europee.

Lenorme contestate, approvate l'11 giugnoscorso, insieme agli altri 5 decreti che attuano la delega sul lavoro, contengonole nuove regole sulla sorveglianza adistanza, che legittimano i datori dilavoro a controllare pc, tablet e cellulari dei propri dipendenti, cosìcome i badge per la rilevazione di accessi e presenze, senza la necessità di un accordo sindacale o di un'autorizzazioneministeriale. Ai fini della legittimità del controllo degli strumenti adisposizione delle aziende, basteràsoltanto informare i lavoratori, nel rispetto della privacy.

Lanuova disciplina va così a riscrivere (dopo l'art. 18 e la revisione dellemansioni) ancora una volta lo Statuto dei lavoratori, e nello specifico l'art. 4, che vieta l'uso di “impianti audiovisivie di altre apparecchiature” per finalità di controlli a distanza dell'attività dei dipendenti e in ogni caso, per leesigenze organizzative, produttive o di sicurezza, rimanda ad un accordosindacale.

L'art.23 dello schema di decreto legislativo, invece, legittima la possibilità dicontrollo a distanza del lavoratore, anche in assenza di accordi oautorizzazioni, con riferimento all'assegnazione “degli strumenti utilizzati perrendere la prestazione lavorativa”, facendo salva soltanto la previsione pergli impianti audiovisivi che potranno essere impiegati (esclusivamente per leesigenze organizzate, produttive e di sicurezza) e installati soltanto, previo accordosindacale con Rsu o Rsa o, in mancanza, previa autorizzazione della Direzione territorialeo del ministero del Lavoro.

I dati raccolti, si legge inoltre nelle nuove norme,potranno essere utilizzati per tutti i “finiconnessi al rapporto di lavoro”, a condizione che sia data al lavoratoreadeguata informazione delle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazionedei controlli, nel rispetto del Codice sulla privacy.

Labozza di decreto è attualmente assegnataalle commissioni parlamentari che dovranno esprimere il proprio parere (obbligatorio ma non vincolante)entro il 16 luglio, per tornare poi in Cdm per il sì definitivo.

Ma il botta e risposta scatenato tra ministero esindacati non lascia presagire un cammino facile per l'esecutivo.

Se per il ministro Poletti, sitratta di una norma “in linea con ilgarrante della privacy” che non autorizza alcun controllo a distanza machiarisce “solo le modalità per l'utilizzo degli strumenti tecnologici impiegati per laprestazione lavorativa ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti conquesti strumenti”, per il leader della Cgil, Susanna Camusso, si rasenta invece lo“spionaggio contro i lavoratori”, un vero e proprio “grande fratello”, che non può che profilare “un abuso rispetto alle norme di diritto che esistonosulla privacy delle persone”.

L'intera triplice sidichiara, quindi, pronta a dare battaglia anche alla Corte di giustizia europeae richiede fermamente il cambiamento delle norme, apprestandosi a proseguirenella mobilitazione.

Data: 19/06/2015 07:00:00
Autore: Marina Crisafi