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Cassazione: riflessioni sulla natura della responsabilità del datore di lavoro

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di Licia Albertazzi - Cortedi Cassazione civile, sezione lavoro, sentenza n. 3989 del 27Febbraio 2015.

Quando il datore di lavoro è responsabile neiconfronti del dipendente che, affetto da patologia ne attribuisca le cause alle mansioni svolte, inperenne e costante stato di stress psicofisico?

La domanda dirisarcimento del danno del ricorrente, dopo essere stata rigettatasia in primo che in secondo grado di giudizio, viene presentata inCassazione.

LaSuprema corte riporta il principio ormai consolidato ingiurisprudenza secondo il quale “la responsabilità del datoredi lavoro, ex art. 2087 cod. civ., non configura un'ipotesi diresponsabilità oggettiva, è di natura contrattuale e sul pianodella ripartizione dell'onere probatorio incombe al lavoratore chelamenti di avere subito, a causa dell'attività lavorativa svolta, undanno alla salute, l'onere di provare l'esistenza di tale danno, lanocività dell'ambiente di lavoro ed il nesso causale tra questi dueelementi, gravando invece sul datore di lavoro, una volta che illavoratore abbia provato le suddette circostanze, l'onere didimostrare di avere adottato tutte le cautele necessarie ad impedireil verificarsi del danno, sì che non possa essere a lui addebitabilel'inadempimento dell'obbligo di sicurezza previsto dalla norma”.

L'art. 2087 cod. civ. infatti impone al datore di lavoro di adottaretutte le misure idonee a tutelare l'integrità psicofisica dellavoratore. Nel caso in oggetto controversa è la situazionelavorativa prospettata dal ricorrente, secondo il quale sarebbe statoadibito a mansioni oltre l'orario lavorativo e in manieracontinuativa, nonostante fosse lesivo per le proprie condizioni disalute. Tale valutazione tuttavia è riservata al giudice del merito,il quale ha correttamente proceduto ad accertare il fatto,conseguentemente dandone idonea motivazione in sentenza. Il ricorso èrigettato.

Data: 20/03/2015 15:00:00
Autore: Licia Albertazzi