Saluto romano: reato di pericolo concreto e presunto Annamaria Villafrate - 21/04/24  |  Inadempimento obbligo vaccinale: illegittima la detrazione di anzianità di grado United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 19/04/24  |  La scienza smascherata United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 21/06/23  |  Compiti a casa: i docenti devono usare il registro elettronico  Redazione - 12/04/23  |  Annullate multe over50: la prima sentenza United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 26/03/23  |  

Accoltella il rivale e poi odora il suo sangue. Anche se l'altro aveva un bastone, non c'è legittima difesa. Per la Cassazione è tentato omicidio

A detta dell'imputato era stata la parte lesa ad andargli incontro con un bastone, mentre lui si era soltanto difeso con l'unico mezzo a disposizione


La sera prima litiga con il ragazzo di un'amica,intervenuto nel diverbio tra i due per difenderla, e subisce una testata. L'indomani si presenta a casadella ragazza e trovando anche il fidanzato minaccia di ucciderlo, e quando luiscende dal camion impugnando una mazza di lavoro, tira fuori il coltello. Nel frangente, la ragazza si frappone tra idue e fa cadere il bastone al fidanzato. L'altro ne approfitta subito persferrargli una coltellata al fianco. Poi, non contento, annusa l'arma dicendo “che buon profumo ha il tuo sangue”.

L'avversario finiscericoverato in ospedale con prognosi di trenta giorni, mentre l'uomo viene condannato, in primo e in secondo grado,a 4 anni di reclusione per tentatoomicidio e porto abusivo di coltello a serramanico con lama di 9 cm.

La vicenda approda in Cassazione, cui l'imputato si rivolgechiedendo l'annullamento della sentenza della Corte d'Appello di Milanoinvocando la legittima difesa. A suodire, infatti, era stata la parte lesa ad andargli incontro con un bastone,mentre lui si era soltanto difeso con l'unico mezzo a disposizione, per evitaredi essere colpito a sua volta, non avendo peraltro alcuna intenzione diuccidere e avendo pronunciato le frasi minacciose in profondo stato dialterazione psichica.

Ma di fronte ai giudici di piazza Cavour l'ipotesi nonregge.

Concordando con la corteterritoriale, infatti, la prima sezione penale della S.C., nella sentenza n. 52052 del 15 dicembre 2014,hanno ritenuto, sulla base della dinamica dei fatti, di tutta evidenza che l'imputatonon avesse agito in stato di legittima difesa, avendo invece approfittato delfatto che la parte lesa non avesse più un bastone per raggiungerla e sferrareun colpo di coltello con l'intenzione di uccidere.

Ai fini dell'integrazione dell'ipotesi di omicidio tentato, infatti, hannoaffermato gli Ermellini,la prova del dolo- ove manchino esplicite ammissioni da parte dell'imputato - ha natura essenzialmente indiretta,dovendo essere desunta da elementi esterni e, in particolare, da quei datidella condotta che per la loro non equivoca potenzialità offensiva sono i piùidonei ad esprimere il fine perseguito dall'agente”.

Ad assumere valore determinante perl'accertamento della sussistenza dell'”animusnecandi” è, dunque, l'idoneità dell'azionela quale va apprezzata in concreto, senza essere condizionata dagli effettirealmente raggiunti, perchè altrimenti l'azione, per non aver conseguitol'evento, sarebbe sempre inidonea nel delitto tentato: il giudizio di idoneitàè una prognosi, formulata ‘ex post', conriferimento alla situazione così come presentatasi al colpevole al momentodell'azione, in base alle condizioni umanamente prevedibili del casoparticolare”.

E, nel caso in esame, laS.C. non ha dubbi: l'animus necandi, infatti, è desunto “da elementi logicamente significativi, qualiil tipo di arma utilizzata, la violenzadel colpo di coltello e soprattutto lazona corporea attinta – nonché ha concluso la Corte rigettando il ricorso -le frasi pronunciate dall'imputatoprima e subito dopo la commissione del fatto”.

Data: 07/01/2015 16:00:00
Autore: Marina Crisafi