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Deflazione reflazione



Di Andrea Marano - Dalla recentepubblicazione del Cpi tedesco sembrerebbe che non vi sia un cosi imminente edallarmante rischio deflazione. Questo fatto potrebbe rendere meno probabile unulteriore intervento sui tassi da parte della Bce nel prossimo meeting. A ciosi aggiunga che le politiche monetarie della Bce evidenziano su un aspetto (lavariazione di M3) un atteggiamento molto meno reflazionistico delle altrebanche centrali. infatti la variazione di questo aggregato monetario è aiminimi degli ultimi 5 anni.

Quindi al di la di grandi emarket friendly affermazioni della Bce azioni effettive da partedella Bce sono forse ancora da mettere in atto. E' questa attesaforse una strategia condizionata dal mandato della stabilità dei prezziperseguita dalla Bce o dell'incombenza della forza teutonica che tutto vuolefuorché allentamenti monetari che favorirebbero i meno virtuosi?. O si staaspettando qualche segnale più preciso dai dati economici e nel frattempo sicerca di comprare tempo e di preoccuparsi di tenere i mercati tranquilliassicurandoli, grazie alla capacità della bca centrale digestire tempi e modi di intervento, che nulla succederà.

Draghi hadimostrato una capacità profetica di evitare effetti di panicselling e di spegnere l'incendio che la speculazione provocava i recentiscorsi anni. La nuova coalizione tedesca è improntataall'austerity e all'evitare mutualizzazioni. In più il recenteprocesso di austerity si collega al legittimo processo di risanamento deibilanci pubblici e all'Asset quality review dei bilanci bancari europei. Questodovrebbe portare alla patrimonializzazione delle bche e ad incideresull'erogazione del credito. La decisione di rivalutare lepartecipazioni in Bca D'italia genera maggiore patrimonio per le Bche piùgrandi (intesa e unicredito) è sotto esame per Aqr. Tutto ciò èdeflattivo. Ma perché, se non c'è rischio deflazione (basterebbevedere i dati anche recenti) tutti continuano a rassicurare che il rischio nonc'è? .

Pubblicizzandocontinuamente l'inesistenza di tale rischio, anche con le più buone intenzioni,il rischio verrà percepito come effettivamente possibile. Ed allora ladeflazione entrerà nelle variabili delle funzioni di reazione degliinvestitori. Quindi lo spettro della deflazione, per il quale tanto si è fattoper esorcizzarne il pericolo, arriverà sui mercati scatenando svendite epanico. E quindi in un attimo, coinvolgendo l'intera sistema finanziario,si annienterebbero tutti gli effetti collegati alla iniezione di liquidità esparirebbe anche la magia del sodalizio tra bche centrali e marcati generatodall Forward guidance.

Si può pensare che la volontàdi allontanare lo spettro della deflazione (la quale invaliderebbe l'operatodelle bche centrali e azzererebbe la loro credibilità) dai pensieri anche piùreconditi degli investitori, imprenditori, ecc sia tale che si finisceinconsapevolmente per evocarne la sua materializzazione. Ma perché allora se neparla tanto ?. Perché si evoca tanto questo spettro che porta le persone a nonconsumare, a non investire, a non ndebitarsi per sostenre iniziative reali?. Viè il timore di un nuovo rischio Giappone (caduto nella trappola dellaliquidità) e quindi si vuole modellare il pensiero dei risparmiatori perallontanare la paura.

It's the economy ………. Nellaquale molto dipende dalle spinte anche irrazionali come la paura o comel'ottimismo. Mentre alcuni paesi temono la deflazione che strangola idebitori, altri temono l'inflazione che, invece, favorisce i paesi piùindebitati e pertanto meno virtuosi, meno corretti ecc. Il tutto è poi conditoda un nazionalismo dei quali strascichi non ci si libera ancora. Anzi le crisine esasperano l'essenza alla ricerca di capri espiatori. Ora che i datievidenziano oscillazione nell'intorno dello zero entrambi gli schieramentihanno ragione o comunque non sono in errore. Con la conseguenza chesorgono problemi di stallo e di coordinamento delle politiche monetarie. Forsesolo un andamento dei dati in un senso o nell'altro potrà convicere,alimentando aspettative di inflazione-reflazione oppure di deflazione, gliantagonisti ad accordarsi.

A livello mondiale le bchecentrali navigano nel mare tormentoso cercando di reflazionare il sistema tralo scilla della deflazione causata dall'susterityderivante dal risnamento deibilanci e del sistema bancario e il cariddi di perdere la fiducia dei mercatiscatenando sell off e rendendo praticamente ininfluenti tutte le scelte nonconvenzionali di politica monetaria. Vi è il pericolo della trappola dellaliquidità, le bche centrali (in particolare la fed) cercano di trovare variantialle politiche monetarie più “ortodosse”, adottano variazioni nei livellitrigger della disoccupazione e dell'inflazione. Tutto questo per generare unareflazione passando dai mercati considerati un utile e necessario strumento

Per determinare il livellodelle variabili finanziarie le quali, poi, dovrebbero influenzare i consumi,gli investimenti reali e alimentate aspettative di crescita e diinflazione. Un passaggio complementare potrebbe essere il dibattuto temadi veicolare flussi verso l'economia reale direttamente (un ltro verso leimprese ?) o indirettamente (tasso negativo sui depositi in bce?). Solocosi il surplus tra l'offerta di moneta e la variazione del pil nominale(effetto congiunto tra la variazione dei pressi e delle quantità) si contiene esi riduce la distonia tra l'andamento dei mercati finanziari (fruitori diquesti flussi dall'alto e e diabolici creatori del più subdolo dei desideriumani: la facile serenità con l'arricchimento facile) e l'economia reale. Percui il destino è tracciato ? si dovranno spostare i flussi dai mercati alleimprese con realizzi sui primi e dirottamento sui secondi ?.

Il nominare la deflazione e insistere sull'assenza di rischio adessa collegato può rivelarsi una strategia pertanto per indurre ad aumentare lapropensione al rischio alla ricerca del solo rendimento. Questa comunicazione èfacile ora che i mercati salgono e sono avvolti dal cotone della liquidità chegli da piccoli margini di oscillazione negativa. Con questa strategia sipospone il momento delle scelte e si spera (si crede) che i mercati portino le variabili finanziare (tipo i rendimenti a scadenza e le valutazionidelle azioni) verso valori ingrado di incoraggiare il consumo, gli investimentiin capannoni, ecc. Questo succederà quando lo spread tra titoli lunghei e cortisarà lieve e quando lo spread sul merito di credito sarà anch'esso limitato. Esi spera che il tanto sperato effetto ricchezza (ancora latiante) emerga.

In proposito recenti report di John Mauldin e di Mc Kinsey (glieffetti indesiderati della politica monetaria) evidenziano che la finanza e imercati finanziari abbiano alla fin fine generato il contrario dell'effettodistributivo e concentrato, invece, ricchezza sui più ricchi i quali al marginespendono meno di persone meno abbienti.

Si rischia chela riduzione del premio al rischio continuerà ma non ci sarà aclun impattosull'economia e poi alla fine le valutazioni non terranno più e i mercatiimploderanno ?.

Allontanare il pericolo della deflazione genera quindi fiducia e propensione a rischiare mavi è un limite. Le valutazioni e i risicati premi al rischio sarannogiustificabili solo se vi sarà sempre in generazione di ulteriore ottimismo estorie nuove. La moneta M è abbondante ma finirà per non avere più effettipositivi sui corsi, anzi il fallimento nel produrre crescita a seguito delricorso a essa finirà per rendere la deflazione concreta. Quando sarà ilmometno giusto e la quantità giusta di MONETA oltre le quali si deve procederead tightening monetario ?. A maggio abiamo visto un primo assaggio. Vi èpoi da dire che le bche centrali non si devono curare di sostenere i mercati madi usarli come veicolo per conseguire altri obbiettivi. Siamo poi sicur che leBche centrali riusciranno a superare gli effetti prodotti sinora, seppureinconsapevolmente o involontariamente (vedasi John mauldin) sin dalla crisipost lehman ?. Il tutto finora ruota attorno all'uso flessibiledelle regole ortodosse di politica monetaria.

Andrea Marano - Cell 338 9242308

Data: 01/12/2013 11:01:00
Autore: Andrea Marano