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Cassazione: si alla libertà di informazione, se denuncia illeciti. Il caso di Report



Il giornalismo non gode in questo periodo di grande reputazione: Grillo si rifiuta di rilasciare interviste perché teme di essere travisato, e la maggior parte dei vecchi politicanti si trincera dietro barricate concedendosi solo a più che affidabili reporter.

In tutto questa empasse dell'informazione giunge una sentenza della Cassazione, che vuole di proposito tutelare il giornalismo d'inchiesta. E più nello specifico il bel Giornalismo (con la G maiuscola), quello di Report e della sua autrice e conduttrice Milena Gabbannelli e del collega Bernardo Jovene, per i quali la Suprema Corte ha chiesto di convalidare l'assoluzione dall'accusa in concorso di offesa alla reputazione del presidente di una casa olearia.

Ai due giornalisti venne contestato il reato in seguito ad aver dato permesso la messa in onda di un servizio nel quale, in maniera "peraltro motivata e argomentata si avanzava il sospetto che lo stabilimento vendesse come olio extravergine di oliva un olio mescolato a quello di nocciole".

Per la Cassazione "il giornalismo di denuncia, quale è quello praticato nel caso di specie, e' tutelato dal principio costituzionale in materia di diritto alla libera manifestazione del pensiero, quando indichi motivatamente e argomentatamente un sospetto di illeciti, con il suggerimento di una direzione di indagine agli organi inquirenti o una denuncia di situazioni oscure che richiedono interventi normativi per potere essere chiarite".

Gli ermellini spiegano che "escluso il caso in cui il sospetto sia obiettivamente del tutto assurdo, razionalmente ha ritenuto la Corte che, sempre che sussista anche il requisito dell'interesse pubblico all'oggetto dell'indagine giornalistica, l'operato dell'autore è destinato a ricevere una tutela primaria rispetto all'interesse dell'operatore economico su cuiil sospetto e' destinato eventualmente a ricadere".

Data: 06/03/2013 11:00:00
Autore: Barbara LG Sordi