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Cassazione: rubare in Chiesa è come rubare ai poveri.



Chi di noi da bambino (ma anche da grande), guardando Robin Hood della Disney, non ha detestato lo sceriffo di Nottingham intento a requisire (o meglio sottrarre) a Fra' Tac i pochi soldi raccolti ler i poveri? Io moltissimo, e come me sono certa anche uno dei giudici della Sprema Corte.

Di fronte al ricorso di un uomo, Raffaele C., accusato e condannato dalla Corte d'appello di Trieste a quattro anni di reclusione e 800 euro di multa per aver sottratto dei soldi ad un parrocco di Udine, gli ermellini non hanno voluto sentire ragioni. Rubare in chiesa equivale a rubare ai poveri e pertanto la Cassazione sottolinea l'importanza di scoraggiare i furti e le truffe ai danni dei preti. Come si legge nella sentenza 3339/2013 della Seconda sezione penale rubare l'obolo destinato alla carità fa scattare immediatamente l'aggravante prevista dall'art. 61 c.p..

La tesi di merito a riguardo della sulla sussistenza delle aggravanti ha evidenziato come "le opere di carità rappresentano un 'servizio' tipico del ministero cattolico - come nel caso delle elemosine espressamente destinate dagli oblanti ai 'poveri della parrocchia' - sicche' modeste elargizioni a persone bisognose o indigenti, costituiscono, di fatto, una costante dell'attivita' dei parroci".

Ecco ora ci vorrebbero più sentenze per rammentare anche ai nostri politici che le continue tasse sono un furto ai danni di noi poveri cittadini, senza che ci sia il tramite di preti o sacerdoti naturalmente. Data: 26/01/2013 11:00:00
Autore: Barbara LG Sordi