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Cassazione: colf 'a nero' fotografa la casa del datore per provare il rapporto di lavoro? Rischia una condanna penale

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. 36068/2007) ha stabilito che la colf che presta la sua attività lavorativa senza un regolare contratto, non può provare l'esistenza del rapporto di lavoro fotografando la casa del datore di lavoro e ciò in quanto violerebbe la sua privacy.
In particolare, gli Ermellini, pronunciandosi su un ricorso presentato da una signora che lavorava "a nero", hanno precisato che chi agisce per il riconoscimento del rapporto di lavoro fornendo la prova (di tale rapporto) mediante l'esibizione di fotografie della casa dei padroni, rischia una condanna penale (prevista e punita dall'art. 615 c.p.) per abusiva captazione delle immagini.
Con questa decisione la Corte ha respinto il ricorso di una "colf" che aveva intentato una causa nei confronti dei propri datori di lavoro per il riconoscimento del rapporto di lavoro. Data: 19/10/2007
Autore: Cristina Matricardi