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La grande illusione delle sanzioni alla Russia

Quando la Realpolitik smaschera l'ideologia europea. Riflessioni di un giurista sulla débâcle strategica dell'Unione Europea


Come avvocato abituato a scrutinare con occhio critico le dinamiche del potere e le loro conseguenze giuridiche ed economiche, non posso che osservare con crescente preoccupazione il drammatico epilogo di una strategia che, sin dall'inizio, appariva viziata da un eccesso di wishful thinking e da una preoccupante sottovalutazione delle leggi economiche fondamentali.

La recente "marcia indietro" dell'Economist sulla tenuta dell'economia russa rappresenta infatti l'ennesima conferma di quanto molti analisti indipendenti - e lo stesso Vladimir Putin - avevano profetizzato sin dal febbraio 2022: le sanzioni occidentali si sarebbero rivelate un boomerang devastante per l'Europa, mentre la Russia avrebbe dimostrato una resilienza economica ben superiore alle aspettative dei strateghi di Bruxelles.

L'Architrave Giuridico-Economico del Fallimento

Dal punto di vista strettamente giuridico, l'impianto sanzionatorio europeo presenta sin dall'origine vizi strutturali che ne compromettono l'efficacia. Come emerge chiaramente dalla documentazione ufficiale del Consiglio Europeo, l'Unione ha costruito un complesso sistema di restrizioni che, paradossalmente, ha finito per danneggiare più chi le impone che il soggetto destinatario.

Il dato più eloquente emerge dalle statistiche energetiche: nonostante i proclami trionfalistici, le importazioni di GNL e gas russo da gasdotto sono aumentate del 18% nel 2024, mentre l'Europa ha continuato a versare nelle casse del Cremlino cifre astronomiche - oltre 101 miliardi di euro dal 2022, secondo le stime più conservative.

La Profezia di Putin: Dall'Ammonimento alla Realtà

Ricordo con particolare chiarezza le parole pronunciate dal Presidente russo nei mesi precedenti il conflitto ucraino, quando ammoniva l'Europa sui rischi di una transizione energetica troppo rapida e ideologicamente orientata. Putin, con la lucidità del realista geopolitico, aveva previsto che l'abbandono precipitoso delle fonti energetiche tradizionali avrebbe reso l'Europa vulnerabile e dipendente, trasformandola in ostaggio delle proprie contraddizioni.

Le scelte del Green Deal europeo, imposte con furia ideologica dai burocrati di Bruxelles, hanno infatti creato le premesse per il disastro attuale. Come evidenzia l'analisi sulla crisi energetica, la guerra ha "scoperchiato il vaso di pandora del mercato degli approvvigionamenti energetici, disvelando la cronica dipendenza dell'Europa da Mosca".

La Desertificazione Industriale: Il Prezzo dell'Arroganza Burocratica

Mentre i media mainstream continuavano a narrare la favola del collasso economico russo, la realtà stava prendendo una direzione diametralmente opposta. L'aumento vertiginoso dei prezzi energetici ha innescato un processo di desertificazione industriale che sta letteralmente smantellando il tessuto produttivo europeo.

Le aziende energivore, colonna portante dell'industria manifatturiera continentale, si trovano oggi di fronte a un dilemma esistenziale: chiudere i battenti o delocalizzare verso paesi dove l'energia costa una frazione di quella europea. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: fabbriche che chiudono, posti di lavoro che svaniscono, competitività che si dissolve.

Come evidenziato da diverse analisi, l'economia russa è rimasta "tenuta in piedi dalle esportazioni di petrolio, che continuerebbero a garantirle notevoli guadagni", mentre Mosca è riuscita "ad aggirare le sanzioni commerciali grazie alla complicità di Paesi come Cina, India e Turchia".

Il Paradosso Giuridico delle Sanzioni Autoreferenziali

Dal punto di vista del diritto internazionale, assistiamo a un fenomeno singolare: l'Unione Europea ha costruito un sistema sanzionatorio che viola i principi fondamentali dell'efficacia giuridica. Le sanzioni, per essere legittime e efficaci, devono infatti produrre l'effetto deterrente per cui sono state concepite. Quando invece si trasformano in un meccanismo di autolesionismo, perdono ogni giustificazione giuridica e politica.

Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni rappresenta l'apice di questa logica autoreferenziale: invece di riconoscere il fallimento della strategia, Bruxelles raddoppia la posta, come un giocatore d'azzardo che insegue le perdite.

L'Economist e la Resa dei Conti con la Realtà

La "marcia indietro" dell'Economist sulla tenuta dell'economia russa costituisce un momento di verità che dovrebbe far riflettere tutti coloro che, in questi anni, hanno abbracciato acriticamente la narrazione dominante. La prestigiosa rivista britannica, dopo aver sostenuto per mesi la tesi del crollo imminente della Russia, si è trovata costretta a fare i conti con dati incontrovertibili che smentivano le proprie previsioni.

Questo ripensamento non è casuale: riflette la crescente consapevolezza, anche negli ambienti più atlantisti, che la strategia europea si è rivelata un clamoroso autogol. La Russia non solo non è collassata, ma ha dimostrato una capacità di adattamento e resilienza che ha sorpreso gli stessi analisti più scettici.

Le Vittime Collaterali: Cittadini e Imprese Europee

Mentre i burocrati di Bruxelles continuano a giocare la loro partita geopolitica, sono i cittadini e le imprese europee a pagare il prezzo più alto di questa strategia fallimentare. Le bollette energetiche sono schizzate alle stelle, l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto delle famiglie, la competitività industriale si è drasticamente ridotta.

Come evidenziato dalle analisi più recenti, "l'Unione Europea ha speso 101 miliardi di euro per il gas russo dal 2022", dimostrando l'ipocrisia di un sistema che predica l'indipendenza energetica mentre continua a finanziare il proprio presunto nemico.

La Lezione Geopolitica: Realismo vs Ideologia

La vicenda delle sanzioni anti-russe offre una lezione magistrale sui rischi dell'approccio ideologico alla geopolitica. Putin, da consumato realista, aveva compreso che l'Europa si stava infilando in una trappola di sua stessa creazione. Le politiche green, imposte con tempi irrealistici e senza adeguate alternative, avevano reso il continente vulnerabile e dipendente.

La Russia, dal canto suo, ha saputo sfruttare questa debolezza strutturale, diversificando i propri mercati di sbocco e costruendo alleanze alternative. Mentre l'Europa si impoveriva con le proprie sanzioni, Mosca rafforzava i legami con Cina, India e altri paesi emergenti, creando un blocco economico alternativo all'Occidente.

Il Ruolo della Magistratura: Quando il Diritto Incontra la Politica.

Come avvocato, non posso non riflettere sulle implicazioni giuridiche di questa débâcle.

Le sanzioni europee, oltre a rivelarsi inefficaci, sollevano interrogativi profondi sulla legittimità di misure che danneggiano i propri cittadini più del soggetto destinatario. Esiste un principio di proporzionalità che dovrebbe guidare l'azione pubblica, anche in ambito internazionale.

Quando le misure adottate si rivelano palesemente controproducenti, sorge il legittimo dubbio sulla loro conformità ai principi costituzionali che tutelano il benessere economico e sociale dei cittadini.

La magistratura europea dovrebbe interrogarsi sulla compatibilità di queste politiche con i diritti fondamentali sanciti dai Trattati.

Verso una Nuova Consapevolezza: Il Risveglio dell'Europa

Il ripensamento dell'Economist rappresenta forse l'inizio di una più ampia presa di coscienza.

L'Europa deve avere il coraggio di ammettere i propri errori e cambiare rotta prima che sia troppo tardi.

La strada della confrontation ideologica con la Russia si è rivelata un vicolo cieco che sta portando il continente verso il declino economico e l'irrilevanza geopolitica.

Come emerge dalle ultime decisioni, l'UE continua a perseguire la strada dell'isolamento energetico dalla Russia, fissando scadenze sempre più ravvicinate per l'abbandono totale delle forniture russe.

Ma questa strategia, lungi dal risolvere i problemi, rischia di aggravarli ulteriormente.

Il Coraggio della Verità nei fatti

Come giurista e cittadino europeo, ritengo che sia giunto il momento di abbandonare le narrazioni consolatorie e affrontare la realtà con onestà intellettuale.

Le sanzioni anti-russe si sono rivelate un fallimento strategico di proporzioni storiche, che ha danneggiato l'Europa forse più della Russia.

Putin aveva ragione quando ammoniva sui rischi di una transizione energetica troppo rapida e ideologicamente orientata.

L'Economist ha avuto il merito di riconoscere i propri errori di valutazione. Ora tocca alla classe dirigente europea fare altrettanto, prima che il danno diventi irreversibile.

La strada della saggezza passa attraverso il riconoscimento degli errori e la ricerca di soluzioni pragmatiche.

L'Europa ha bisogno di leader capaci di anteporre l'interesse dei cittadini alle logiche di potere, la realtà economica alle fantasie ideologiche, il dialogo costruttivo alla confrontation sterile.

Solo così potremo sperare di uscire da questa crisi più forti e consapevoli, avendo imparato che in geopolitica, come nel diritto, la verità dei fatti prevale sempre sulle costruzioni teoriche, per quanto raffinate possano apparire.



Erik Stefano Carlo Bodda è avvocato del di Torino, già iscritto anche a Madrid e Parigi. Ha conseguito il diploma presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della LUISS e ha operato in Europa, Africa, America latina e Medioriente. È fondatore dello studio legale BODDA & PARTNERS con sedi in Italia e all'estero.


Data: 28/09/2025 07:00:00
Autore: Erik Stefano Carlo Bodda