Cartella clinica: deve contenere tutta la descrizione dell'intervento

La cartella clinica deve essere completa e veritiera

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 17647/2025, ha ribadito che la cartella clinica deve contenere una descrizione integrale e veritiera dell'intervento chirurgico. Non sono ammessi rinvii impliciti ad atti esterni, pena la perdita della funzione probatoria e della fede privilegiata dell'atto pubblico.

Le annotazioni del medico, in qualità di pubblico ufficiale, devono garantire la veridicità e la completezza del contenuto, documentando non solo le attività svolte, ma anche la corretta cronologia degli eventi.

Il caso: falso ideologico e responsabilità medica

Il procedimento ha visto coinvolto un ginecologo in servizio presso un ospedale pubblico, accusato di falso ideologico per aver alterato la cartella clinica di una paziente deceduta in seguito a complicanze da parto cesareo.

Il medico aveva attribuito l'intervento di rianimazione a un anestesista, quando in realtà, secondo le dichiarazioni dell'equipe, era stato uno specializzando a intervenire per primo. L'obiettivo, secondo l'accusa, era quello di sottrarsi alla responsabilità quale capo dell'equipe.

La posizione della Corte di Cassazione

I giudici di legittimità hanno annullato con rinvio la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d'Appello di Catanzaro, ritenendo illogica la motivazione secondo cui il ginecologo non avrebbe avuto interesse a falsificare la cartella, trattandosi di un problema "anestesiologico".

Secondo la Suprema Corte, la cartella clinica è un atto pubblico con valore probatorio privilegiato (Cass. n. 31858/2009), e la sua falsificazione integra il reato anche in presenza di dolo generico (Cass. n. 27230/2020). Inoltre, l'incompletezza può configurare un inadempimento contrattuale ex art. 1176, comma 2, c.c., con rilievo anche in ambito civilistico (Cass. civ. n. 20101/2009 e n. 27561/2017).