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Se la ferita si infetta, il medico deve provare la corretta igiene

La Cassazione precisa quale prova devono fornire il medico e la struttura sanitaria a fronte di un'infezione che risulta essere insorta in ospedale


Infezioni ospedaliere e prova liberatoria

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I germi di tipo ospedaliero, purtroppo, possono causare delle infezioni anche molto gravi nei pazienti e tale questione è spesso oggetto di richieste di risarcimento danni nei confronti di medici e strutture sanitarie.

E se la natura esogena dell'infezione è ritenuta in giudizio altamente probabile, cosa devono dimostrare il medico e la struttura sanitaria per andare esenti da responsabilità?

A rispondere è la Corte di cassazione, con la sentenza numero 4864/2021 qui sotto allegata.

Igiene dei locali e della strumentazione chirurgica

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Per i giudici, la prova liberatoria in ordine al corretto adempimento dei sanitari va soddisfatta sotto due profili.

Innanzitutto, sul piano generale, occorre dimostrare di aver adottato tutte le cautele che le vigenti normative e le leges artis impongono per scongiurare l'insorgenza di patologie infettive a carattere batterico e che interessano, sostanzialmente, la salvaguardia delle condizioni igieniche dei locali e la profilassi della strumentazione chirurgica eventualmente adoperata.

Del resto, riportando le parole della Corte "la prova dell'adozione e dell'adeguato rispetto dei necessari standard di igiene e prevenzione non può, ragionevolmente, incombere sul paziente danneggiato con esclusione della casa di cura che lo ha dimesso".

Terapia profilattica pre e post-intervento

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Sul piano individuale, invece, occorre dimostrare che il personale medico abbia provveduto al necessario e doveroso trattamento terapeutico.

In particolare, è necessario provare di aver praticato una corretta terapia profilattica prima e dopo l'intervento chirurgico.

Data: 16/03/2021 07:00:00
Autore: Valeria Zeppilli