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UberPop: fine del viaggio. Vincono i tassisti ma è solo il primo round

Per l'ordinanza del Tribunale di Milano, l'app statunitense mette in atto una concorrenza sleale e va inibita su tutto il territorio nazionale


diMarina Crisafi - UberPopdeve essere bloccata. Lo ha deciso ieri il Tribunaledi Milano, con un'ordinanza che dichiara che l'app statunitense mette inatto una concorrenza sleale, dandoragione ai tassisti e smorzando gli entusiasmi di chi aveva trovato il modo diarrotondare le entrate mensili.

L'applicazione, infatti, consentiva aipedoni e agli automobilisti di entrarein contatto tramite l'app e di organizzare il trasporto da una parte all'altradella città in cambio di un rimborso spese.

Per far parte della “rete”, gli aspirantiautomobilisti dovevano semplicemente candidarsisul sito di UberPop, dimostrando solamente di avere a disposizione un'autoe i documenti per mettersi alla guida, poi, una volta ottenuta l'approvazionericevevano sul cellulare l'app da installare per poter interagire con iclienti, attraverso un sistema di geolocalizzazione.

Lacosa ovviamente non era piaciuta ai tassisti che, dopo mesi di polemiche escioperi selvaggi, avevano presentato ricorso cautelare d'urgenza (ex art.700), per bloccare l'applicazione statunitense e inibire il servizio.

E orail tribunale ha deciso accogliendo il ricorso.

Per il giudice meneghino, in pratica,risulta accertata la concorrenza sleale, ex art. 2598, n. 3, c.c., atteso chein violazione delle norme pubblicistiche il gruppo avrebbe acquisito un vantaggio concorrenziale,consistente nella possibilità, per gli automobilisti aderenti al servizio, dinon andare incontro a determinati costi, necessari per fornire il regolareservizio taxi, e di conseguenza, offrire lo stesso servizio a “tariffe sensibilmente minori rispetto aquelle del servizio pubblico”, con indebito sviamento di clientela.

Il servizio UberPop, inoltre, ha rilevatoil tribunale, sarebbe in buona sostanza,similare al “radio taxi”, ma senza le necessarie licenze o autorizzazioniper svolgerlo e non, come sostenuto dalgruppo, una sorta di “car sharing”, che favorisce forme di trasportocondiviso realizzate direttamente dagli utenti, in quanto l'autista aderente “nonha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall'utente”, ma lo fasolo su richiesta e dietro compenso.

A pesare sulla decisione, anche Expo2015, a causa del “previsto consistentenumero di visitatori della manifestazione” si legge nel provvedimento. Insostanza, la maggiore domanda, indotta dall'affluenza di turisti, darebbe piùpossibilità a UberPop di avvantaggiarsi.

Così mentre i tassisti esultano e ilCodacons parla di “danno enorme per gliutenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini”, privando in modo “impensabile” un paese moderno di “sistemiinnovativi che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuovepossibilità introdotte dalla tecnologia”, Uber, a seguito dell'ordinanzacautelare, sarà inibita su tutto ilterritorio nazionale e avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi, altrimentiscatteranno le penali.

Tuttavia, per ilmomento, i tassisti hanno vinto una battaglia e non la guerra. Tanto che Uber, dichiarandosi dispiaciutaper i driver, ha già annunciato l'appello.

Data: 27/05/2015 11:34:00
Autore: Marina Crisafi