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90 giorni per proporre querela bastano e avanzano. Condanna scampata per la conduttrice Barbara D'Urso.

Il processo, il cui inizio era atteso per il 26 novembre scorso, non potrà avere luogo a causa della tardività dell'atto di impulso


Occhialonida diva e paparazzi da Dolce Vita qualche giorno fa lungo i corridoi delTribunale di Trento, dove la show-girl Barbara D'Urso presenziava alla prima udienzadel processo che la vedeva imputata per diffamazione a mezzo stampa.

Il Dott.Tommaso Fabrizio, chirurgo plastico, aveva infatti presentato querela contro la popolare conduttrice per averlo accusato nel suo libro “Più forti di prima” di averletteralmente rovinato a colpi di bisturi la signora Sharon Holdrick, ricorsaalle sue cure per migliorare il proprio aspetto fisico. Denunciato daquest'ultima, e passato attraverso tre gradi di giudizio, il medico è però risultatoincolpevole dei danni subiti dalla donna, e così ha pensato bene di querelarla– insieme alla signora D'Urso –, per averlo diffamato.

Ma il processo, il cuiinizio era atteso per il 26 novembre scorso, non potrà avere luogo a causadella tardività dell'atto di impulso (presentato, cioè, oltre icanonici 90 giorni dal momento in cui il fatto è accaduto o è divenuto noto al querelante).

Ad ogni modo, entro iprossimi 60 giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza di non luogo aprocedere pronunciata dal giudice monocratico Giovanni De Donato, e pubblica accusae parte civile potranno così valutare la possibilità di presentare ricorso(rispettivamente in sede penale e civile).

Data: 30/11/2014 18:00:00
Autore: Mara M.