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Addio alle ricette lasciate in farmacia o nei raccoglitori. È violazione della privacy

Una prassi finita nel mirino del Garante della Privacy, poiché considerata una violazione della riservatezza


Da oggi in poi si potrà dire addioalle ricette lasciate in farmacia o nei raccoglitori posti all'ingressodegli studi medici. Una prassi molto comoda per i pazienti - soprattutto quelli cronici che, avendo bisogno sempre della stessa prescrizione, risolvevano conuna telefonata e il ritiro del documento (quando lo stesso non veniva fattouscire dall'ambulatorio e recapitato in un luogo più vicino) - che ora è finitanel mirino del Garante della Privacy,poiché considerata una violazione della riservatezza dei dati personali.

Si tratta di unaconsuetudine, infatti, che per l'Authority non protegge abbastanza i pazientivisto che né una cassetta incustodita né la presenza della ricetta in farmacia possono escludere con certezza una “sbirciatina”da parte dei terzi.

Questo in teoria. Nellapratica, invece, può risultare alquanto bizzarro che qualcuno si prenda la brigadi curiosare nella prescrizione di un medicinale, di una patologia o di unavisita specialistica dei propri concittadini.

Ma tant'è. Dura lex sed lex.

E la Fimmg (Federazione Italiana dei Medicidi Medicina Generale) è corsa subito ai ripari, anche in vista delle verifichedella Guardia di Finanza che hanno già fatto scattare le prime sanzioni (fino a 50mila euro), avvertendo ipropri iscritti di conformarsi al rispetto delle norme sulla privacy.

Ad essere consentita, saràsoltanto la consegna “brevi manu” daparte del medico e al massimo della segretaria con buona pace di chi volevasolo evitare, con un po' di buon senso, code interminabili nelle sale d'aspettoper agevolare i pazienti.

Data: 06/11/2014 12:30:00
Autore: Marina Crisafi