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Ancora sulla sindrome del burn out. Le ripercussioni sulla salute



Di Laura Tirloni - Semprepiù spesso si sente parlare di burn-out. Se ne è parlato anche nelle pagine di questo sito con specifico riferimento alla professione forense (v. Avvocati: la sindrome del burn-out. Come riconoscerla e affrontarla - di Nadia Fusar Poli).

Ma vediamo ora quali sono i risvolti psicologici del burn-out.

Il termine letteralmente significaessere scoppiati, bruciati, esauriti, nella realtà rappresenta unasindrome da stress che colpisce in particolare le cosiddetteprofessioni “di aiuto” ed è tipicamente caratterizzata davissuti di depersonalizzazione, sentimenti di cinismo, indifferenza emalevolenza rivolti al contesto sociale lavorativo.

Il burn-out èsolitamente indotto da uno squilibrio tra richieste lavorative erisorse disponibili e coinvolge sia i soggetti, che il contestoorganizzativo in cui questi lavorano. Si tratta quindi di unasindrome multifattoriale, caratterizzata da sensazioni di logoramentopsico-fisico, affaticamento e improduttività lavorativa, che puòmanifestarsi in coloro che operano nel sociale come il personaleinfermieristico ad esempio, o i medici, gli insegnanti, gliassistenti sociali, i poliziotti, gli operatori di ospedalipsichiatrici e per l'infanzia. In altre parole, unamodalitàdirispostasoggettiva ad un contesto lavorativo vissuto come eccessivamentestressante, in base alle risorse comportamentali o cognitivedisponibili per fronteggiarlo.

Spesso è presente la sensazione disvuotamento emotivo, conseguente all'inaridimento del rapporto con icolleghi; ma anche sentimenti di rifiuto e comportamenti negativiverso coloro che richiedono o usufruiscono della prestazioneprofessionale, oltre alla sensazione di percepirsi inadeguati einsoddisfatti rispetto al proprio lavoro. Possono manifestarsiapatia, irrequietezza, stanchezza, insonnia, depressione, senso difallimento, di colpa, rabbia, negativismo, sospettosità, oltre atachicardia, nausea, cefalea ecc. Occorre anche sottolineare come glieffetti negativi del burn-out non coinvolgano solo il singolo, matutta l'utenza, alla quale viene fornito un servizio inadeguato. Adeterminarne l'insorgenza, che può essere suddivisa in diverse fasi,concorrono variabili di tipo individuale, socio-ambientale elavorativo.

Nella prima fase, di entusiasmoidealistico, ilsoggetto desidera migliorare se stesso e il mondo, attraverso unruolo lavorativo percepito come utile e prestigioso, o sperimentavissuti, a tratti onnipotenti, di influenza e controllo sull'altro.Nella fase distagnazione,l'operatoresi rende conto che il lavoro non soddisfa del tutto i suoi bisogniprofondi e passa così ad un progressivo disinvestimento emotivo emotivazionale.

Nella fase di frustrazione,il soggetto nonè più in grado di aiutare gli altri, si sente inutile, svuotato,non apprezzato dai superiori e dall'utenza, può essere portato adassentarsi spesso dal lavoro e a diventare aggressivo. Nell'ultimafase, quella di passaggiodall'empatia all'apatia,il soggetto può arrivare a sperimentare una sorta di “morteprofessionale”.

La problematica del burn-out va sicuramente gestitasul piano della prevenzione prima, e una volta che il problema si èmanifestato, con un'attenta presa in carico del soggetto eun'accurata valutazione del contesto in cui il problema si èsviluppato.

Data: 11/05/2014 12:30:00
Autore: Laura Tirloni