Saluto romano: reato di pericolo concreto e presunto Annamaria Villafrate - 21/04/24  |  Inadempimento obbligo vaccinale: illegittima la detrazione di anzianit� di grado United Lawyers for Freedom � ALI Avvocati Liberi - 19/04/24  |  La scienza smascherata United Lawyers for Freedom � ALI Avvocati Liberi - 21/06/23  |  Compiti a casa: i docenti devono usare il registro elettronico  Redazione - 12/04/23  |  Annullate multe over50: la prima sentenza United Lawyers for Freedom � ALI Avvocati Liberi - 26/03/23  |  

Cassazione: rapporto di lavoro subordinato per il consulente stabilmente inserito nell'organizzazione aziendale



La Corte di Cassazione, con sentenza n.9196 del 23 aprile 2014, ha affermato che "nel caso di esercizio difunzioni riconducibili a quelle dirigenziali e di svolgimento di attività prettamente intellettuale la subordinazione non simanifesta in fatti o atti particolarmente appariscenti ben potendosi concretarein semplici direttive di massima. Per aversi subordinazione non è necessario,cioè, che il potere direttivo del datore di lavoro si esplichi mediante ordinicontinui, dettagliati e strettamente vincolanti, né che risulti continua,stringente ed appariscente la vigilanza sull'attività svolta dal lavoratore, mal'assoggettamento può realizzarsi anche rispetto ad una direttiva dettatadall'imprenditore in via programmatica o soltanto impressa nella strutturaaziendale, assumendo, invece, particolare rilevanza l'inserimento continuativoed organico di tali prestazioni nell'organizzazione dell'impresa".

Nelcaso di specie laCorte d'appello, in riforma della sentenza del Tribunale, aveva rigettatol'opposizione avverso la cartella esattoriale notificata a cura dell'INPS aduna Società precisando che il credito dell'Istituto traeva origine dal verbaledegli ispettori che avevano affermato la sussistenza di un rapporto di lavorosubordinato tra la società ed un consulente, addetto allemansioni di gestore e coordinatore di un supermercato, sebbene risultassestipulato tra la stessa Società e la Società di cui il lavoratore era socio, uncontratto di consulenza.

La Corte di merito - si legge nellasentenza - ha rilevato che dalle dichiarazioni rese dal consulente agliispettori risultavano specificate le mansioni svolte che consentivano diaffermare lo stabile inserimento del lavoratore nell'organizzazione aziendale eil vincolo di subordinazione, l'indispensabilitàdel suo lavoro e la sua infungibilità con gli altri soci, il suo ruolo divertice nell'organizzazione aziendale e la sovraordinazione rispetto alrestante personale; la continuità e omogeneità del compenso, l'assenza dirischio.

La Società ricorrente, lamentando che laCorte non ha ritenuto di ammettere la prova testimoniale dalla quale avrebberopotuto desumersi elementi che consentivano di escludere la subordinazione e checioè il consulente non aveva orario,non era inserito in turni di lavoro, non era tenuto a giustificare assenze omalattie, lavorava anche per altri e circa 10/20 volte aveva mandato unsostituto quando si era assentato.

La Suprema Corte rileva, a talproposito, che "non sono dirimenti gli eventuali margini, più o meno ampi, di autonomia e di discrezionalità dei qualiil dipendente goda, quali quelli individuati nella specie, aventi caratteresussidiario e funzione meramente indiziaria senza assumere valore decisivo aifini della prospettata qualificazione del rapporto tutte le volte che non nesia agevole l'apprezzamento diretto a causa di peculiarità delle mansioni,assumendo, invece, valore determinante la continua dedizione funzionale della energialavorativa del consulente al risultato produttivo perseguito dall'imprenditoreche ne imponeva la presenza giornaliera presso il punto vendita e l'inserimentostabile nell'organizzazione dello stesso."

Data: 25/04/2014 10:00:00
Autore: L.S.