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Il Dipartimento di Giustizia del Colorado riconosce a un maschietto transgender il diritto di usare i bagni delle femmine



Di Laura Tirloni - Psicologa clinica

tirloni.laura@hsr.it

Coyè un bambino di 6 anni e vive in Colorado. A circa 18 mesi inizia apensare a se stesso come ad una bambina e all'età di 4 anni cominciaa parlare di sé al femminile e a rifiutarsi di indossare vestiti damaschio. Già da piccolo chiede insistentemente alla madre di essereportato dal medico perché lo aiuti a diventare femmina. I genitoridecidono di non sottrarsi a queste richieste così forti e chiare esi rivolgono a uno specialista psichiatra, che avanza una diagnosi didisturbodell'identità di genere. La famiglia si muove pertanto in direzionedi assecondare la spinta naturale di Coy, che piano piano si abitua agiocare con le bambine e a identificarsi con loro. A scuola inizia adusare il bagno delle femmine. Le cose sembrano avviarsi nelladirezione desiderata dal bambino quando sopraggiunge inaspettata lacomunicazione scolastica: a Coy sarà presto vietato l'uso dei bagnidelle bambine.

IMathis non si arrendono e decidono di sporgere immediatamentedenuncia contro la scuola, diventando da quel momento i paladinidell'opposizione alle restrizioni nell'uso del bagno da parte di unindividuo transgender. Tutto ciò, appellandosi con forza alle leggianti-discriminazione del Colorado. La causa viene affidataall'avvocato Michael Silverman che li incoraggia a ritirare tutti ecinque i figli dalla scuola, temendo che il divieto possarappresentare un terreno fertile per un ambienteostile, discriminatorio e poco sicuro. La scuola al centro del mirinodal canto suo si difende, parlando di divieto giustificabile con ilfuturo impatto che l'uso del bagno femminile da parte di un giovanecon gli attributi maschili avrebbe avuto sugli altri studenti, unavolta che Coy fosse cresciuto. Ebbene,nella sentenza di primo grado, ilDipartimento di Giustizia per i Diritti Civili del Colorado riconosceal ragazzino il diritto di usare il bagno delle femmine, affermandoche impedire a Coy l'accesso alla toilette delle bambine “creaun ambiente che è oggettivamente e soggettivamente ostile,intimidatorio o offensivo”.

Untrionfo per Coy e per l'equità. Da quel momento, e grazie allavicenda del ragazzino e al coraggio dei suoi genitori, inColorado gli studenti transgender potranno decidere di usare iservizi igienici riservati al genere sessuale con cui siidentificano.

Coye i suoi cinque fratelli torneranno a scuola, ma in un altrodistretto di Denver, anche se la madre aggiunge laconica:“sfortunatamentea sei anni lei sa già che ad alcune persone non va a genio solo acausa di quello che è”.

Difficileprendere una posizione netta in questa vicenda, ma ancora di più loè non parteggiare per il bisogno di accettazione e per ilriconoscimento delle necessità di Coy, che con coraggio, insieme alsupporto della sua numerosa famiglia, decide di voler essere sestesso, fino in fondo, costi quel che costi. Una vicenda psicologicae giudiziaria inedita, che in futuro potrebbe agevolare la vita dialtri bambini e delle loro famiglie.



Data: 04/04/2014 12:00:00
Autore: Laura Tirloni