Aumentano le richieste per gli avvocati "a tutela degli ultimi" oggi presente in 44 città italiane

di Gabriella Lax - Lo studio legale più grande d'Italia, ma anche quello che fattura meno. E' questo il motto di "Avvocato di strada", l'associazione nata a Bologna nel 2000 a "difesa degli ultimi" che registra un vero e proprio boom di richieste. 

Oggi è presente in 44 città italiane (le ultime in ordine di arrivo sono Mantova, Viterbo e Cosenza nel 2016) dislocate all'interno di associazioni di volontariato con progetti di auto aiuto, fornisce tutela giuridica gratuita, qualificata ed organizzata a persone senza dimora, favorendone così il ritorno ad una vita comune. Un'associazione in cui si danno da fare 900 volontari tra avvocati professionisti, studenti di giurisprudenza, pensionati, comuni cittadini che prestano un contributo indispensabile nelle attività di segreteria, accoglienza e accompagnamento degli assistiti, nell'organizzazione e promozione di convegni, corsi di formazione e altre iniziative pubbliche e anche giovani in Servizio civile grazie al progetto "Al servizio dei più deboli" avviato nel 2015.

Italiani e stranieri i clienti degli avvocati di strada

Tra gli assistiti prevalgono le persone originarie di Paesi extraUe (1.932 pari al 52 per cento del totale). Gli italiani sono stati 1.111 (il 30 per cento del totale), erano 729 nel 2012. Sono stati 660 (il 18 per cento del totale) i cittadini stranieri originari di un Paese Ue assistiti, erano 452 nel 2015. 

Costante la percentuale di donne e uomini assistiti: nel 2016 le donne sono state 1.086 pari al 29 per cento del totale (767 nel 2011, pari al 30%) e gli uomini 2.617 pari al 71 per cento del totale (1.808 nel 2011, il 70%). 

Le problematiche legali più richieste

Nel "bilancio sociale" del 2016 dell'associazione si legge «i casi relativi ai diritti dei migranti sono stati 906 (il 25 per cento del totale). Il dato più alto riguarda le pratiche per il permesso di soggiorno

(506). In calo quelle relative alla protezione internazionale, passate dalle 407 del 2015 alle 282 del 2016. Sono state 41 quelle sui decreti di espulsione, 40 quelle per l'ottenimento della cittadinanza italiana, anche se ci sono stati stranieri regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 10 anni sono sempre molti quelli che rimangono ai margini e faticano a ottenere un riconoscimento dovuto». 

Inoltre sono state aperte «3.703 pratiche, numero mai raggiunto negli anni precedenti. Ognuna di esse richiede un carico di lavoro diverso: qualcuna si risolve in un colloquio, altre richiedono lettere e telefonate, altre ancora anni di lavoro.

Attribuendo in media 10 ore per ogni pratica con un costo orario di 70 euro si arriva a quasi 2,6 milioni di euro. Una cifra che i nostri volontari lo scorso anno hanno donato alla collettività mettendosi a disposizione degli ultimi». E ancora, sempre tra i dati, nel 2016 sono state 1.052 le pratiche di diritto amministrativo (il 28% dell'attività di Avvocato di strada). Su tutte le pratiche relative a sanzioni per mancanza di titolo di viaggio sui mezzi pubblici: sono passate dalle 305 del 2015 alle 874 del 2016.

Sono poi 1.377 le pratiche di diritto civile aperte dagli avvocati di strada nel 2016 (pari al 37% del totale). Diritto alla residenza, sfratti e locazioni, diritto del lavoro, separazioni e divorzi, pensioni e invalidità, assistenza sociale, debiti, diritto alla casa, procedure esecutive per mancato pagamento di imposte, diritto al mantenimento, alimenti e assegno divorzile, successioni e problematiche ereditarie, sinistri stradali, potestà genitoriale, crediti, ricerca di parenti in vita, diritto allo studio. Infine le pratiche di diritto penale sono state 368 (il 10 per cento del totale); costante il numero di richieste di pene alternative alla detenzione (passate da 51 a 45). 

In chiusura le vittime di offese e minacce tutelate da Avvocato di strada sono state 49 «un numero rilevante che conferma - si legge sul sito, che - il luogo comune secondo il quale le persone che vivono in strada sono pericolose e dedite alla delinquenza non ha riscontri nella realtà». I nostri dati dimostrano - scrive l'associazione - «che chi vive in strada non è tanto autore, quanto vittima di atti di aggressione, minacce e molestie».


Foto: 123rf.com
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