Per integrarsi il reato non basta la scadenza, ma è necessaria la perdita della genuinità

Avv. Edoardo Di Mauro - Quando la vendita di alimenti non genuini integra il reato? La norma del codice penale recita che vendere o mettere altrimenti in commercio sostanze alimentari non genuine come genuine rappresenta un'azione punibile con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino ad euro 1.032 (art. 515 c.p.)

Ma bisogna valutare caso per caso, e capire quando un alimento non è genuino.

Per sostanza alimentare si intende qualsiasi materia solida, liquida o gassosa, destinata alla alimentazione e cioè al nutrimento corporale.

Il caso

Non sempre un prodotto scaduto si considera non genuino.

Il caso che analizziamo è quello di due signori che si recavano allo stadio per seguire una partita e acquistavano dei sacchetti di patatine scadute.

Le patatine non solo erano scadute ma si accertava anche che esse avevano perso le qualità specifiche, e cioè freschezza e fragranza che i consumatori si attendono dal prodotto in questione.

Cosa dice la Cassazione

I giudici della Corte di Cassazione hanno chiarito che il superamento della data di scadenza dei prodotti alimentari non comporta necessariamente la perdita di genuinità degli stessi. Si deve invece concretamente dimostrare che la merce abbia perso le qualità specifiche (Cass. Pen. Sez. III, n. 38841/2016).

Secondo questo principio, nel caso esaminato il reato di vendita di alimenti non genuini è integrato.

Ma è altrettanto chiaro che volta per volta è opportuno accertare la perdita delle qualità specifiche del prodotto, senza limitarsi alla scadenza indicata.

Avv. Edoardo Di Mauro

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