Con la depenalizzazione resta solo il rischio di dover risarcire il danno e pagare la sanzione pecuniaria civile

di Valeria Zeppilli - Tra moglie e marito non mettere...la suocera! Quante volte, infatti, l'intromissione della mamma del partner all'interno della propria vita di coppia crea agli italiani problemi tali da rendere forte l'istinto di lasciarsi andare a frasi poco carine all'indirizzo della ficcanaso! Certo più di quelle che sono finite nelle aule di giustizia, ma neanche troppo.

La cronaca giudiziaria ci ha infatti spesso raccontato di vicende in cui gli insulti indirizzati alla suocera hanno dato il via a procedimenti penali giunti sino in Cassazione, con esiti diversi a seconda dei casi.

Ingiuria o no?

Si pensi, ad esempio, a quanto deciso con la sentenza numero 35874/2009, con la quale la Corte ha condannato per ingiuria un uomo che aveva aggredito verbalmente la madre della moglie davanti a quest'ultima: anche se gli epiteti e le espressioni di disprezzo si riferivano alla suocera, dato lo stretto legame parentale tra le due donne non c'era dubbio che da essi fosse derivata una lesione del decoro della moglie (vittima del reato).

È andata meglio, invece, a un uomo siciliano che aveva definito più volte la suocera una "vipera": per la Cassazione, in questo caso, si trattava solo di dichiarazioni di insofferenza che non potevano assumere rilevanza penale, soprattutto in quanto pronunciate dopo un'aspra discussione che aveva addirittura determinato l'intervento delle forze dell'ordine (vedi sentenza numero 5227/2012).

Niente più reato

Oggi, però, per tutti i generi insofferenti le cose vanno un po' meglio: il reato di ingiuria, infatti, è stato depenalizzato dal decreto legislativo numero 7/2016.

Ciò vuol dire che insultare la suocera non comporta più il rischio di subire una condanna penale. Se si esagera, tuttavia, la "punizione" potrebbe comunque arrivare: quella del risarcimento del danno e del pagamento della sanzione pecuniaria civile.

Valeria Zeppilli

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