Accusare qualcuno di praticare il voto di scambio e' reato. Nessuna attenuante nemmeno se non si fa il nome della persona a cui e' diretta l'accusa. Parola di Cassazione che ha accolto il ricorso del Pg della Repubblica presso la Corte d'appello di Roma che si era opposto all'assoluzione del senatore Athos De Luca che, durante una trasmissione, pur non facendo il nome del suo avversario (il senatore della Dc Massimo Palombi) si era rivolto a lui sostenendo che 'un senatore uscente della Dc pratica il voto di scambio'. Secondo la Suprema Corte l'espressione ha una 'carica offensiva' che non riduce il suo 'impatto lesivo'. Querelato dal senatore cui aveva rivolto l'espressione, De Luca era stato assolto dall'accusa di diffamazione
aggravata dal Tribunale di Roma. Assoluzione riconfermata dai giudici d'appello che, nel luglio del 2002, ritenevano che l'epressione fosse stata pronunciata per 'denunciare un certo malcostume politico piuttosto che diretta a rimproverare al Palombi di praticare il voto di scambio'. Pur non negando l'effetto 'realmente diffamatorio' dell'espressione, i giudici di merito ritenevano che 'il non essere mai stato pronunciato il nome del Palombi nel corso della trasmissione a carattere nazionale, se non elide del tutto, di certo riduce di molto l'impatto di una tale affermazione, trattandosi di un riferimento ad un candidato che solo nell'ambito del suo collegio di appartenenza puo' sostenere di avere lesa la sua immagine di uomo politico'.

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