Non e' reato giustificare lo stupro. Nemmeno se ad avallarlo e' il marito la cui moglie ha subito le violenze dal suocero. Lo ha stabilito la Cassazione che, con la sentenza 23916, ha respinto il ricorso del Pg presso il Tribunale di Nola che si era opposto all'annullamento della custodia cautelare nei confronti di Giovanni B., indagato insieme al padre Domenico per concorso nei delitti di maltrattamenti, lesioni personali, violenza sessuale
e minacce commessi in danno di Antonietta D. M., moglie di Giovanni che, esasperata dalle violenze cui il suocero Domenico la sottoponeva, si era confidata con il marito. E lui le aveva risposto: 'E' mio padre e puo' permetterselo', e ancora 'quello e' mio padre e puo' fare questo e altro'. Per i giudici della Terza sezione penale 'non puo' esservi concorso morale a prescindere da una effettiva influenza sull'autore materiale del fatto'. Perche' 'ad integrare il concorso non e' sufficiente la mera connivenza o la adesione psichica, anche se manifestata a chi commette materialmente il reato'.

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