Nel mio quartiere ci sono due bimbetti di colore (chissà mai quale: un'espressione ipocrita), frutto della storia d'amore di una ragazza originaria di un'altra zona della mia Città (e quindi cittadina doc, meritevole, se fossimo ad Adro, del 'Sole degli Appennini') e di un cittadino senegalese (e quindi nero, ma guarda un po'! Pare che col tempo non stinga e l'apartheid non va più di moda neppure nella Repubblica Sudafricana; lei fa la parrucchiera, mentre il marito lavora regolarmente in una piccola ditta artigianale con altri due soci (penso italiani, anche se non ho potuto controllare i documenti). Lindi e dolcissimi, sono le mascotte del posto. La bambina è stupenda, un angelo, ed il bimbo, simpaticissimo ed intelligente, giochicchia con un pallone come abbiamo fatto tutti noi negri-bianchi (noi magari in modo parecchio più vivace e pure a tratti violentuccio, mavalà avevamo la valvola sulla sfera di cuoio eppoi siamo autoctoni e nel nostro territorio si fa quel che ci pare); qualche rimbalzo qua e là, senza spaccare vetri e senza danni a crani umani, tanto per parlare concretamente. Due vegliarde (etimo: di aspetto autorevole e venerando), le cui pensioni
vengono alimentate anche dai contributi dei genitori del piccino, forse infastidite da qualche veronica di troppo del piccolo Balotelli, inveiscono all'indirizzo del bambino di colore: "Sporco negro" è la frasetta più carina nel rosario improprio degli epiteti irripetibili. Il bambino corre subito verso la mamma e le chiede corrucciato ma anche pensoso e riflessivo: "Scusa mamma, negro sì, ma sporco perchè?" - Io sono sempre stato convinto, per primordiali ragioni sportive, della superiorità dei neri sui bianchi: tranne che nel nuoto e pochi altri sport, non c'è confronto! Quando, come in questi ultimi anni, la mia squadra del cuore, che non a caso si chiama Internazionale, è un crogiuolo di etnie, di idiomi, di credo religioso, sono orgoglioso; del resto, nella stessa parola 'crogiuolo', un antico francesismo (crojseul: lampada a forma di croce, 'croix') riecheggia la fusione di elementi, metalli ed oggetti di vetro, appena lavorati, in un ambiente che permette la loro integrazione senza difficoltà. Tra i miei beniamini del passato Jair e Martins, ora pupilla dei miei occhi è ovviamente Samuel Eto'o, camerunse straordinario (quando non dà stupide e pericolose testate) oggetto anche di studi sul suo patrimonio genetico super-afro ai quali si è di buon grado assoggettato. Ma anche calciatori di altre squadre: Eusebio, mozambicano del Portogallo, Gullit, Drogba, fantastico ivoriano. Clarence Seedorf, assai impegnato nel sociale.
Per non menzionare poi gli atleti delle altre discipline: Usain Bolt, prima Carl Lewis, macchine umane al limite della perfezione al punto che va dato merito al nostrano Pietro Mennea di avere detenuto miracolosamente primati mondiali in specialità per soli neri per così lungo tempo. Ora mi domando: ma non si potrebbe cercare di raggiungere un livello minimo, accettabile di integrazione interetnica, almeno ora che per la prima volta nella Storia un non-bianco è alla Casa Bianca (contraddizione in termini) ed è l'uomo che ha più potere del mondo? Chi baderà alle due anziane dell'episodio tra qualche anno, quando ahiloro non saranno più autosufficienti? Dubito che lo faranno personalmente figli e parenti.
Se privata dell'apporto di extracomunitari quante ore di autonomia avrebbe la nostra civiltà occidentale perfettamente organizzata: una, due ore? E noi italiani sino all'altrieri non eravamo i 'negri' d'Europa ed i 'mafiosi' d'America? Non a caso 'Maffia' è uno dei pochissimi termini italiani, insieme a pizza e spaghetti e pochi altri, universalmente noti: a chi il merito storico di averla esportata ovunque con fantastici profitti? Quale Paese del mondo detiene attualmente la mafia più potente ed insidiosa del globo (la 'ndrangheta)? Che male ci fanno questi bimbi, questi italiani neri di domani che garantiscono un po' di ossigenazione ad un ceppo che temo ormai esangue? Quando va dalla mamma il Balotelli in erba dimostra in modo liliale di possedere "l'orgoglio di comunicare seriamente, dignitosamente, argomentatamente, razionalmente", prendendo a prestito un passo di un recente intervento di Gustavo ZAGREBELSKY a Firenze: negro, sì, okay, siamo d'accordo, perché negare l'evidenza della mia pelle? ma sporco non capisco ed io VOGLIO CAPIRE. Che lezione!
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