La Cassazione dice no all'abitudine di dare del "dottore" a chi non lo è veramente. Una consuetudine diffusa che, secondo gli Ermellini, può offendere la categoria dei professionisti. L'invito a non abusare dei titoli riservati a determinate categorie arriva dalla terza sezione Civile della Corte con la sentenza n.20338/2010. D'ora in avanti dunque occorre fare attenzione a non dare del dottore a qualcuno se non lo e' effettivamente e poco importa che l'utilizzo del titolo sia fatto senza "senza offendere l'onore o la reputazione" della categoria tirata in ballo. Per i Supremi giudici il discorso vale per tutte le categorie: architetti, commercialisti, giornalisti e via dicendo. Secondo gli Ermellini l'uso del titolo a spoposito puo' ledere il "diritto all'identita' personale" visto che "ogni persona ha diritto ad essere rappresentata, nella sua vita di relazione, con la vera identita' come e' conosciuta nella realta' sociale, generale o particolare e quindi ha interesse a non vedere alterato, travisato, offuscato, contrestato il proprio patrimonio culturale, politico, sociale, religioso, culturale, ideologico, professionale, che si estrinseca nell'ambiente sociale perche' il correlativo diritto - ragguagliano gli 'ermellini' - garantisce la personalita' individuale riconosciuta dall'art. 2 della Costituzione
".
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