Sfogliando i principali quotidiani italiani dell'altrieri, 30 luglio 2010, avrete rinvenuto un intero paginone acquistato dal Consiglio Nazionale Forense in esecuzione della delibera straordinaria del 27 luglio 2010 con cui testualmente si "denuncia la PARODIA della giustizia messa in scena attraverso: 1) Riforme prive di una visione organica, erratiche, inidonee a risolvere la grave situazione della giustizia; 2) Il ritardo, dopo innumerevoli promesse e in ossequio a potentati economici, nell'approvazione della legge di riforma della professione di avvocato finalizzata a una maggiore qualificazione della funzione di difesa; 3) I gravi danni per i cittadini perché il ritardo non consente un accesso per merito alla professione, la specializzazione, l'assicurazione obbligatoria
, un più efficiente procedimento disciplinare; 4) Iniziative tendenti a deprimere il ruolo dell'avvocatura, per Costituzione chiamata alla tutela dei diritti anche dei soggetti più deboli, dei non abbienti, delle famiglie e dei lavoratori; 5) L'incremento dei costi della giustizia a danno delle categorie più disagiate con l'aumento del contributo dovuto allo Stato per iniziare una causa". A quest'ultimo proposito, rimandiamo alla news pubblicata dal "nostro" Portale in data 16 luglio 2010, a firma di Elisa Barsotti: gli aumenti disposti sono stati del 10% su tutti gli scaglioni con la sola esclusione dei processi esecutivi mobiliari di valore inferiore ad €2.500,00, per i quali il contributo unificato è restato immutato. Il CNF conclude invocando la ricalendarizzazione in aula Senato della riforma professionale, l'abbandono di soluzioni disorganiche ed estemporanee come la CONCILIAZIONE e l'AUSILIARIO DEL GIUDICE ed il rispetto della legge che prevede la consultazione del Cnf sulle riforme della giustizia. L'appello purtroppo è caduto proprio nel giorno politicamente più burrascoso degli ultimi tempi, con la frammentazione in distinti gruppi parlamentari nel partito di maggioranza relativa ed i venti di tempesta che si addensano sui Palazzi romani, forieri di anticipata fine della legislatura. La politica naviga a vista e ben difficilmente troverà il tempo di occuparsi di una riforma organica della Giustizia.
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