E' spiato anche chi non e' in casa. Puo' sembrare un paradosso ma, per la Cassazione, le immagini scattate di nascosto all'interno di un'abitazione ledono la privacy di ogni componente, anche di quelli che sono assenti al momento dei fatti. Ecco perche' anche chi non e' spiato puo' legittimamente presentare querela. Per questo motivo la Suprema Corte ha accolto il ricorso del pg presso il Tribunale di Termini Imerese che si era opposto all'assoluzione di due persone dal reato di "interferenze illecite nella vita privata" (art. 615 bis c.p. prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni) che dall'esterno avevano scattato fotografie intime a Maria Elisa M. nella sua abitazione mentre il marito Antonio D. non era in casa.
L'assoluzione dipendeva dal fatto che per i giudici di merito la denuncia fatta dal consorte assente non era valida. Per la Suprema Corte, invece, la "tutela alla riservatezza" non vale soltanto per il "soggetto direttamente attinto dall'illecita intrusione, quale e' quello che si sia fatto immediato oggetto dell'abusiva captazione o venga immediatamente coinvolto dal fatto diffusivo delle immagini o notizie", ma per "chiunque, nel luogo violato, compia abitualmente atti della vita privata che alle stesse si ricolleghino si' da ricomporre un unitario quadro rappresentativo di un'area riservata e preclusa alle indebite intrusioni 'ab externo' idonee a scalfirlo".

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